Un supertestimone, dirigente del Ministero dei trasporti, punta il dito contro la società che gestiva l’arteria
GENOVA – Un supertestimone, Bruno Santoro, dirigente del Ministero dei trasporti italiano, indagato per il crollo di ponte Morandi a Genova, ha affermato in un interrogatorio, che Autostrade per l’Italia (che gestiva l’arteria) seguì procedure «incredibili», «assurde» e «inaccettabili (…) sottodimensionando l’urgenza di interventi cruciali e potendo per questo evitare ‘il collaudo’ del viadotto», da cui sarebbe generato «un effetto domino di verifiche e limitazioni devastanti per la società».
Lo rivelano oggi alcuni quotidiani riportando stralci dell’interrogatorio a cui Santoro è stato sottoposto il 29 settembre. Secondo quanto ricostruito dai quotidiani, Santoro ha aggiunto che dirigenti e funzionari del suo ministero «hanno violato obblighi contribuendo a evitare che sul Morandi si accendessero riflettori più potenti» e ha rimarcato come «gli ispettori, sia pubblici sia privati, delegati alle ricognizioni sul campo, abbiano omesso comunicazioni decisive».
Al termine ha sottolineato: «È evidente che molte cose non hanno funzionato nel rapporto tra Ministero e Autostrade».
Ticinonline