(di Tiziano Rapanà) Venerdì sono stato a Roma, al Teatro della Cometa. È un pezzo di storia capitolina, ignoto all’infuori del circondario romano (il teatro non gode della popolarità riservata al Quirino, l’Eliseo, l’Argentina). L’ho conosciuto grazie a Gennaro Cannavacciuolo, che mi ha invitato a vedere il suo spettacolo in cartellone – fino al 4 novembre – Allegra era la vedova?. Lo show è un riuscito omaggio alla creatività dei primi anni del Novecento, i mitici tempi dell’operetta raccontati con garbo e brio da un Cannavacciuolo energico nell’affrontare anche estenuanti numeri di canto, ballo e trasformismo. Se vi piace un teatro che guarda al passato, all’intrattenimento puro e rifiuta la concezione dell’incomprensibile spettacolo di ricerca, dell‘arte ad interruttore (on/off, mai capito questo tipo di nomenclatura), lo show vi divertirà. Io vi consiglio di andarlo a vedere. Il teatro è situato in via del Teatro di Marcello, 4, a pochi passi da piazza Venezia (lo raggiugete agilmente prendendo la metro B che porta al Colosseo). È un teatro piccolo ed economico (un biglietto in platea costa 25 euro; in altri teatri il costo arriva a 65). Il personale è cordiale, il foyer è accogliente. Al Teatro della Cometa non avrete problemi riguardanti la scarsa visuale del palcoscenico. Ve l’ho già detto è un piccolo teatro, di 160 posti – non so se sia il numero preciso, ho contato i posti prima dello spettacolo -, strategicamente organizzato affinché tutti possano vedere ottimamente il palcoscenico (pertanto se avete voglia di risparmiare qualche euro, potete tranquillamente scegliere di acquistare i posti anche alla prima e seconda galleria). L’unico difetto non indifferente riguarda i bagni: sono scadenti, bisognerebbe ristrutturarli quanto prima. La stagione propone spettacoli con nomi importanti, come Maurizio Nicheli e Pino Strabioli. Andateci, visitatelo: non negatevi la possibilità di ammirare una piccola gemma della cultura romana.
P. S. Quando andate a teatro, non limitatevi a guardare lo spettacolo. Fate una capatina ai camerini, dopo. Non tanto per salutare gli attori, quanto per osservare le simpatiche scene che possono accadere là dentro: veri e propri pezzi di teatro, gustosamente divertenti. Venerdí, quando sono andato a salutare Gennaro, ho assistito ad una scena degna della migliore commedia dell’arte. Una signora si è lamentata con Gennaro, perché non ha gradito il posto assegnatole – anche lei, come me, invitata alla rappresentazione. È stato un battibecco formidabile, puro spettacolo nello spettacolo, che mi ha ricordato l’ingegno e la genialità dell’incredibile teatro della vita.