“Voi sapete a che partito appartengo, cioè la Lega, e mi auguro che la magistratura si liberi dalle correnti”.
E fin qui passi. Ma al Csm, in un incontro ufficiale con i giovani magistrati, il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, un uomo del ministro dell’Interno Matteo Salvini, aggiunge: “Mi auguro in particolare che si liberi di quelle di sinistra”.
Sono passate da poco le 9 e un brusio percorre la sala. I Mot, i magistrati ordinari in tirocinio, reduci dall’ultimo concorso e pronti a giurare al Quirinale tra qualche settimana, reagiscono stupiti. Qualcuno di loro, che coglie subito la gravità delle parole di Morrone, si alza e lascia la sala delle conferenze del Consiglio superiore. Un luogo ufficiale dove si sta svolgendo un seminario di due giorni, a porte chiuse, con le giovani toghe.
Passano una decina di minuti e Morrone si rende conto di aver fatto una grave gaffe, di cui sono testimoni anche numerosi consiglieri del Csm che erano presenti. Cerca di correggere il tiro, ma in realtà rende la situazione ancora più grave. Interviene di nuovo e dichiara: “Ho parlato così prima perché come voi sapere il mio partito ha una questione aperta con questi magistrati”.
Morrone si riferisce ovviamente alla sentenza della Cassazione che ha confermato l’ordine di sequestro di 49 milioni di fondi della Lega scomparsi nel nulla. Ma con le sue parole addebita alla sinistra della magistratura una decisione che è stata assunta in Cassazione, dalla seconda sezione penale, in un collegio composto da 5 magistrati.
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