Per il Crea nel 2016 accolto quasi il 94% delle richieste. Si punta sugli accordi di filiera tra industria e coltivatori
«Il sistema biologico italiano è tra i più rigorosi a livello mondiale in termini di controlli e rispetto delle regole definite dalle normative di settore. Tuttavia, la moltiplicazione delle sementi secondo il metodo bio coinvolge appena il 4% dell’intera superficie sementiera italiana, poiché è attivo un sistema derogatorio che consente di utilizzare sementi ottenute con tecnica convenzionale anche per l’agricoltura biologica». Questo è lo scenario che ha spinto Assosementi e FederBio a decidere di lavorare insieme per arrivare al più presto alla firma di un protocollo d’intesa per superare l’attuale sistema delle deroghe e garantire una produzione biologica tracciata a partire dal seme.
Le concessioni
Nel 2016 secondo i dati ufficiali pubblicati dal Crea è stato concesso quasi il 94% delle 63.810 deroghe richieste. Il nuovo regolamento Ue per la produzione biologica prevede il mantenimento del sistema delle deroghe almeno sino al 2035. Secondo Paolo Carnemolla, presidente di FederBio «l’attuale apparato normativo disincentiva quindi l’investimento nella produzione di sementi bio da parte delle aziende sementiere italiane, che considerano ad elevato rischio gli investimenti effettuati nel settore biologico proprio a causa del sistema derogatorio».
Il modello del frumento antico
Per Giuseppe Carli, presidente di Assosementi, che rappresenta a livello nazionale il settore sementiero (costitutori di varietà vegetali, aziende produttrici di sementi e aziende distributrici di sementi in esclusiva) «l’agricoltura biologica, tanto apprezzata dai consumatori, non può quasi mai definirsi completamente tale perché il seme, primo anello della filiera, è prodotto con tecniche convenzionali», anche se non trattate. Dal suo punto di vista «la disponibilità di seme per le produzioni in regime biologico potrebbe invece essere garantita da meccanismi che vanno oltre lo strumento della deroga e che prevedono intese tra gli operatori del settore».
Una scelta quasi obbligata perché «nella fase attuale, dove alla crescita dei consumi di biologico nel mercato interno si sta affiancando finalmente anche la crescita delle superfici coltivate con metodo biologico nel territorio nazionale, è necessario – illustra il presidente di Federbio – puntare all’organizzazione di filiere che partano dalla scelta di sementi idonee e prodotte anch’esse in biologico, come richiede la normativa vigente».
Anche perché i consumatori premiamo i prodotti Bio. Almeno è quello che sostiene la ricerca di Nielsen sui trend del largo consumo nel primo quadrimestre 2018 che mette racconta di un incremento che sfiora il 15% per gli alimenti bio.
E qualcosa si sta giù muovendo. Ancora Carnemolla: «Il superamento del sistema delle deroghe non può che cominciare da accordi di filiera che prevedano l’utilizzo di semente bio. E’ questo, ad esempio, il caso dei frumenti antichi e locali, dove una piena valorizzazione del prodotto biologico finito non può prevedere la deroga sul seme».
Maurizio Tropeano, La Stampa