I test con microscopio e spettroscopio hanno permesso di identificare i pigmenti usati in origine per “La pose enchantée”, il quadro riscoperto in parte sotto un’altra tela del pittore belga
Il mistero è finito: per la prima volta possiamo vedere La pose enchantée, quadro del 1927 di René Magritte che raffigura due donne identiche e pensose, nella sua interezza e con i suoi colori. Grazie alle tecnologie radiografiche e spettroscopiche che hanno permesso, a ricercatori dell’Università di Liegi e del Royal Museum of Fine Arts belga, di scoprire il quarto mancante del dipinto sotto un’altra tela e di identificare i pigmenti usati. Sapendo che la precaria situazione economica di Magritte tra gli anni 1920 e 1935, lo portò a riutilizzare regolarmente tele già dipinte, i ricercatori belgi hanno condotto una caccia tecnologica al dipinto scomparso esaminando 42 dipinti a olio e 21 a tempera realizzati tra il 1921 e il 1963 e conservati al Magritte Museum. Quando ad essere sottoposto a radiografia è stato il dipinto Dieu n’est pas un saint, del 1935-36, c’è stata la rivelazione. Successivi test con microscopio e spettroscopio hanno permesso di identificare i pigmenti usati in origine per il quadro perduto.«Il microscopio ci è servito a rivelare quei colori del dipinto sottostante che emergono da screpolature nella superficie del quadro. Così abbiamo capito che lo strato più profondo del blu di Dieu n’est pas un saint, che al microscopio appare più leggero e verdino rispetto agli strati superiori, è una parte del cielo de La pose enchantée» spiega Catherine Defeyt, ricercatrice in archeometria dell’Univeristà di Liegi e autrice principale dello studio pubblicato su Heritage Science. «Queste osservazioni e l’analisi spettroscopica del dipinto ci hanno permesso di ricostruire la colorazione originale del quadro perduto».Nella ricostruzione sono emersi alcuni espedienti di Magritte. «La linea orizzontale che separa la terra e il cielo in Dieu n’est pas un saint è perfettamente sovrapposta alla linea verticale che separa la parete ocra dallo sfondo azzurro ne La pose enchantée: ridipingendo la tela, Magritte ha sovrapposto il chiaro al chiaro e lo scuro allo scuro, così da nascondere meglio il dipinto sottostante».La spettrofotometria XRF – tecnica che determina la composizione chimica di un campione studiando la radiazione di fluorescenza che gli atomi del campione emettono quando eccitati dai raggi X – ha permesso di identificare i pigmenti dei due dipinti sovrapposti: la pelle delle due donne è stata dipinta con bianco di piombo, bianco di zinco e ossido di ferro. Il cielo è ricco di verde di cromo e bianco di zinco, e il muro contiene grandi quantità di bianco di zinco. Gli altri tre quarti de La pose enchantée sono stati scoperti con i raggi X nel 2013 sotto i due dipinti del 1935 Le portrait e Le modèle rouge e nel 2016 sotto un altro quadro del ’35: La condition humaine. Il progetto belga è il primo studio sistematico dei dipinti di Magritte con tecnologie di imaging. «Abbiamo tre obiettivi: compilare un database dei materiali e delle tecniche usate da Magritte – nonostante l’alto valore artistico del lavoro di Magritte, la documentazione sul suo modo di dipingere è molto poco documentata – scoprire dipinti nascosti sotto altri, come in questo caso, e capire i processi di degradazione di questi dipinti per trovare appropriate strategie di conservazione» spiega Defeyt. «Queste tecnologie sono applicabili anche a opere d’arte molto diverse: martedì prossimo sarò in Italia per condurre lo stesso tipo di analisi sugli affreschi di Ostia Antica».
Giuliano Aluffi, repubblica.it