Trenta minuti di chiamate gratuite, che potranno essere fatte verso numeri fissi e anche verso cellulari. Il Garante per le Comunicazioni (l’AgCom) aumenta i benefici di cui potranno godere le famiglie italiane che sono in difficoltà economiche. Tra le novità, c’è anche questo “bonus” di telefonate gratis. Un “bonus” di mezz’ora, che scatterà ogni mese.
Le famiglie dovranno comprovare la loro condizione di disagio attraverso il certificato Isee. Quindi potranno chiedere le tariffe scontate alla Tim, operatore di riferimento per questa operazione.
Decisa questa novità dei minuti, il Garante conferma lo sconto del 50 per cento sul canone di abbonamento alla rete telefonica, che non dovrà superare i 9,50 euro mensili. La delibera 258 del 2018 – curata da Antonio Nicita e Francesco Posteraro – stabilisce inoltre regole più semplici. Fino ad oggi, i benefici arrivavano a condizione che la famiglia avesse, oltre a un reddito basso:
– anziani di oltre 75 anni oppure
– destinatari di pensioni sociali o di invalidità, oppure
– capifamiglia disoccupati.
Adesso queste condizioni decadono, non ci sono più. Resta in piedi, quindi, un solo paletto. La famiglia godrà di questi benefici a patto che si trovi nella condizione di “povertà relativa” come viene definita dall’Istat. Un nucleo familiare è in “povertà relativa” quando il suo reddito annuale è inferiore a 8.112,23 euro (in base – come già detto – all’Indicatore di situazione economica equivalente, Isee).
Il Garante calcola che le nuove norme semplificate permetteranno a 2,6 milioni di famiglie di ottenere benefici e sconti. Più che in passato.
E queste famiglie, altra novità, avranno diritto a firmare contratti agili che assicurino loro, se vogliono, la sola connessione Internet (senza telefonia). Non solo. Il Garante invita Tim – l’ex monopolista nazionale del settore – a vendere alle persone povere delle offerte flat (con una spesa mensile fissa). E queste offerte flat dovranno tenere conto dei benefici e degli sconti che il Garante prevede per chi è in difficoltà economiche.
Aldo Fontanarosa, Repubblica.it