Dal caldo secco del deserto a quello umido della giungla, il centro è in grado di riprodurre anche pioggia, vento e altitudine
Il settimo giorno anche la Ford Weather Factory di Colonia, in Germania, riposa. Altrimenti lavora ininterrottamente su due turni dalle 6 alle 22 dal lunedì al sabato. È un edificio che copre la stessa superficie di un campo da calcio, ma all’interno del quale si ricreano le situazioni più estreme del pianeta con temperature fino a 55° sopra lo zero (o 40° sotto), con un’umidità fino al 95%, raffiche di vento fino a 250 km/h e altitudini fino a 5.200 metri, cioè la quota del campo base del monte Everest. Non deve pertanto sorprendere che assorba di 11 megawatt di elettricità, generalmente sufficiente per soddisfare le esigenze di un paese con 2.400 abitanti.
Tutti i costruttori automobilistici dispongono di sale climatiche per effettuare test, ma a detta della Ford l’Environmental Test Centre di Colonia è attualmente il simulatore di condizioni atmosferiche “più avanzato nel suo genere”. La casa americana ci ha investito 70 milioni di euro affidando al team di ingegneri che lavora nel Vecchio Continente i test su tutti i veicoli dei segmenti B e C (Fiesta e Focus, per intenderci) e commerciali leggeri. Realizzata a partire dal 2014, la struttura collegata al centro di sviluppo Ford John Andrews si occupa della sperimentazione dei veicoli in fase di sviluppo.
La Weather Factory può eseguire test su fino a 10 veicoli in simultanea. Ci sono tre gallerie del vento e quattro camere di prova a temperatura controllata. Il piano terra è riservato ai 7 laboratori che “fabbricano il tempo”, anche se le apparecchiature tecnologiche che ricreano i fenomeni naturali più spinti non si vedono. Tipo una colossale turbina nata per ricreare il vento.
Le auto sviluppate dalla Ford sono globali, ma non le condizioni del tempo: le macchine destinate all’Alaska sono diverse da quelle commercializzate in Medio Oriente o in Europa. Con questa nuova Weather Factory, l’Ovale Blu replica in tutta sicurezza situazioni ambientali ben più estreme rispetto a quelle cui le auto sono chiamate a far fronte. L’obiettivo dei test di laboratorio è quello di verificare la tenuta e le reazioni del sistema di raffreddamento del motore, del climatizzatore, dell’impianto frenante e di molte altre funzionalità quando sono esposti a temperature “infernali”. O quando sono costrette a lavorare a quote impensabili.
L’uno di fronte all’altro, ci sono laboratori in cui ci sono il caldo secco del Sahara, l’invasiva umidità la giungla equatoriale, il mortale gelo siberiano. Come in una sala di regia, al di là del vetro gli ingegneri “fabbricano” il tempo desiderato (lavorano su una decina di parametri), che comprende paurose folate di vento, tempeste di neve e sole senza un filo d’ombra (simulato con 28 proiettori con lampadine da 4.000 watt).
Sui rulli che simulano velocità e pendenza, i prototipi devono resistere a tutto e i sensori installati a bordo rivelano il grado di “affaticamento”. Anche quando il dislivello aumenta al ritmo di 300 metri al minuto, con l’altitudine simulata “semplicemente” dalla diminuzione di ossigeno nell’aria.
Mattia Eccheli, La Stampa