Guai a slanci di ottimismo in fase di stesura del Def. Anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dopo Banca d’Italia, prevede un 2018 peggiore del 2017, con una crescita che già nella prima parte di anno procede a passo più lento rispetto alla coda dell’anno passato. L’aumento del Pil nel I trimestre – secondo l’Upb – sarebbe stato dello 0,26% contro lo 0,32% nell’ultimo trimestre 2017 e rallenterebbe ancora marginalment e nel II trimestre allo 0,21%.
Per cui la crescita nella prima metà dell’anno raggiungerà, nell’insieme, lo 0,5%, in calo rispetto alla seconda metà del 2017, quando l’incremento sui precedenti sei mesi era stato dello 0,8%. “L’attenuazione della dinamica produttiva nei primi mesi dell’anno sembra condivisa dall’Italia con i maggiori paesi dell’area euro, anch’essi interessati da segnali di parziale rallentamento”, spiega l’Upb, tuttavia “a livello internazionale, le prospettive di medio periodo sembrano complessivamente positive, come emerge dalle recenti previsioni del Fmi”, sottolinea l’Upb nella nota sulla congiuntura di aprile. “I segnali di frenata, non sembrano almeno per ora il sintomo di un’inversione di tendenza più marcata”, precisa.
Spunti, quelli dell’Upb, particolarmente preziosi alla vigilia del varo del nuovo documento di Economia e Finanza che, in attesa della formazione del nuovo governo, conterrà unicamente il quadro macroeconomico tendenziale, quello cioè a politiche invariate, senza invece il quadro programmatico, che tradizionalmente include gli effetti delle misure che il governo intende approvare nel corso dell’anno. Oltre alla Banca d’Italia, segnali di un possibile rallentamemto sono arrivati nei giorni scorsi dall’Istat, che – a fronte di un aumento del fatturato – ha evidenziato un calo degli ordinativi dell’industria a febbraio e un calo della produzione.
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