Trump prova a distendere i toni: si dice convinto che si ricomporrà la frattura con Pechino. Milano sale dello 0,5%, a Piazza Affari focus sul cda di Telecom. Draghi conferma: “Crescita forte, ma su Qe saremo pazienti”
I listini mondiali recuperano terreno dopo la pessima seduta lasciata in eredità da Wall Street, dove venerdì scorso il Dow Jones aveva chiuso in rosso del 2,3%. A determinare le paure degli investitori sono le bordate di Donald Trump al libero commercio, con la minaccia di alzare di altri 100 miliardi di dollari il valore delle merci importate dalla Cina su cui mettere dazi. Xi Jinping, il presidente cinese, potrebbe prendere domani una posizione ufficiale nell’uscita alla “Davos asiatica” e sui mercati ci si augura che si riesca ad evitare una spirale.
Stamattina il listino di Tokyo ha registrato un rialzo dello 0,51%, dopo le dichiarazioni del presidente Trump del fine settimana: si è detto convinto di raggiungere un accordo con Pechino. Positive anche le Borse europee, nonostante perdano un po’ di smalto nella seconda parte della giornata: Milano chiude in progresso dello 0,54% con banche e utility positive. A Piazza Affari si aspetta l’evoluzione intorno alla Telecom, con Elliott-Cdp in campo per contendere il primato di Vivendi: oggi si tiene il cda della compagnia e il titolo parte in volatilità con un fortissimo ribasso, poi si risolleva ma resta in rosso. Francoforte è positiva dello 0,17% con Deutsche Bank acquistata dopo il cambio di ceo, Parigi guadagna lo 0,1% e Londra spunta un +0,15% dopo esser passata in rosso.
Si segnala invece il crollo della Borsa di Mosca, che dopo le sanzioni disposte dagli Usa perde il 10%. Le agenzie russe si concentrano su Rusal, la compagnia del re dell’alluminio Oleg Deripaska, incluso nella lista dei sanzionati di Washington, che è crollata di oltre il 20%. Intanto il rublo ha perso il 3,71% del suo valore sull’euro e il 3,5% sul biglietto verde. Il cambio alla Borsa di Mosca vede la moneta europea a 73,95 rubli e il dollaro a 60,05 rubli. Wall Street tratta positiva: alla chiusura delle Piazze europee, il Dow Jones sale dell’1,35%, lo S&P500 dell’1,3% e il Nasdaq aggiunge l’1,9%.
Sui mercati arrivano anche le indicazioni di Mario Draghi, che nell’introduzione al rapporto annuale della Bce all’Europarlamento reitera le recenti posizioni: la crescita è fronte, ma sulla fine degli stimoli l’Eurotower sarà paziente: “Ci aspettiamo che il ritmo dell’espansione economica rimanga forte nel 2018”, tuttavia anche se restiamo fiduciosi in una convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine, “ci sono ancora incertezze a proposito del livello di inattività nell’economia. Una politica monetaria paziente, persistente e prudente rimane dunque necessaria per assicurarci che l’inflazione torni al nostro obiettivo”. Euro stabile in avvio di settimana. La moneta unica segna 1,2281 sul dollaro, praticamente invariata. In Asia lo yen è scambiato a 106,97. Anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi è poco mosso sotto 130 punti con un rendimento dell’1,77% per il decennale italiano.
Gli investitori hanno dovuto digerire anche un rapporto deludente sull’occupazione americana di marzo, quando sono stati creati meno posti di lavoro del previsto. Inoltre, il governatore della Fed ha detto di aspettarsi un balzo dell’inflazione in primavera. Jerome Powell ha però promesso un approccio “paziente” nell’alzare “gradualmente” i tassi e si attendono conferme di questo approccio dalle minute della Fed che verranno diffuse in settimana.
Sul fronte macroeconomico ha deluso le aspettative il surplus commerciale della Germania, che arretra a 19,2 miliardi di euro a febbraio, rispetto a gennaio: l’export cala del 3,2% e l’import dell’1,3%. L’indice Sentix, che misura il sentimento di 2.800 investitori ed analisti sull’andamento dell’economia di Eurolandia, nel mese corrente si è attestato a 19,6 punti, dai 24 precedenti. Gli analisti avevano stimato 21,2 punti. In Giappone, a marzo l’indice della fiducia dei consumatori si è attestato a 44,3 punti, in calo rispetto ai 44,5 attesi dal consensus. Il dato è rimasto invariato rispetto al mese di febbraio. Il Sol levante ha registrato un surplus di conto corrente di 2,076 trilioni di yen a febbraio, in calo del 28,7 percento rispetto all’anno precedente.
Tra le materie prime, il prezzo dell’oro è stabile sui mercati a 1.333 dollari l’oncia. Anche il caos siriano è un fattore per il bene rifugio per eccellenza, così come sul mercato del greggio: dopo la caduta di venerdì quando aveva perso quasi 1,5 dollari al barile e con un occhio alla situazione in Siria (dove l’attacco con armi chimiche del regime di Assad ha provocato la reazione di Stati Uniti e Francia), il prezzo del petrolio Wti sale del 2% alla chiusura dei mercati europei a 63,3 dollari al barile. Anche il Brent cresce del 2% a 68,5 dollari.
Raffaele Ricciardi, La Repubblica