L’Ivass l’aveva definito, informalmente, “il boccone grosso”. E il boccone grosso è arrivato. Dall’incrocio dei dati in suo possesso con quelli dell’Anagrafe Tributaria, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni ha evidenziato che esistono 153 mila polizze assicurative non pagate dalle compagnie e intestate a persone decedute.
L’attività di indagine- spiega l’Ivass – ha riguardato tutte le 48 imprese italiane vita e 4 imprese estere che hanno chiesto di aderire all’iniziativa e ha interessato le polizze vita senza una scadenza contrattuale (c.d. vita intera) e quelle con scadenza contrattuale tra il 2007 ed il 2016 per le quali le imprese di assicurazione non erano in grado di dire se l’assicurato fosse deceduto o meno nel corso della durata del contratto. Grazie alla collaborazione tra Ivass e l’Agenzia delle Entrate sono stati incrociati 6,9 milioni di codici fiscali.
Ora la palla passa alle compagnia assicurative, che dovranno accertare in quali casi la morte dei loro assicurati sia avvenuta prima o dopo la scadenza del contratto, per le tipologie che prevedevano un termine. Il decesso dell’assicurato potrebbe infatti essere intervenuto al di fuori del periodo di copertura della polizza (dopo la sua scadenza), non dando diritto al pagamento del capitale caso morte. Per tutti gli altri casi e per le polizze a vita intera in cui sia stata accertata la morte dell’assicurato ora le compagnie dovrano attivarsi per rintracciare gli eventuali beneficiari delle somme assicurate. Entro il prossimo 11 giugno le società dovranno informare l’Ivass di quante di queste 153 mila polizze individuate risultino da pagare o già saldate.
I numeri potrebbero essere molto consistenti. Basti pensare che a gennaio l’Istituto aveva diffuso i dati della sperimentazione “pilota” di questo incrocio di dati, che aveva riguardato solo un numero limitato di compagnie, facendo emergere circa 15 mila polizze destinate ad ignari beneficiari, per un valore di circa 1,5 miliardi di euro. Un bottino che ora potrebbe persino decuplicarsi.