In audizione alla Camera la richiesta dei rappresentati dei lavoratori. Cgil e Uil unite nelle critiche al provvedimento che verrà approvato entro il 12 febbraio. Cisl: “Bene il contratto unico, treat ma attenzione all’eccesso di delega”
(di GIULIANO BALESTRERI, sick Repubblica)
MILANO – Il contratto di lavoro a tutele crescenti è all’ultima curva prima del rettilineo: poi sarà legge. Una legge che piace al mondo delle imprese, che la Cisl parzialmente condivide, mentre Cgil e e Uil apertamente contestano. I margini di manovra, per i sindacati, sono ridotti al minimo. Il decreto attuativo è in Commissione Lavoro alla Camera e al Senato: entro il 12 febbraio il testo dovrà essere licenziato con un parere consultivo, non vincolante per il governo. Poi, verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale diventanto legge il giorno dopo.
Le norme verranno applicate da subito per tutti gli assunti dal momento dell’entrata in vigore del primo decreto del Jobs Act – dal primo maggio sarà legge, invece, la riforma dei sussidi -, mentre per tutti gli altri non cambia nulla. In sostanza scompaiono le tutele previste dall’articolo 18 nei casi di licenziamento illegittimo per motivi economici, mentre nel caso dei licenziamenti disciplinarI il diritto al reintegro sul posto di lavoro resta solo in relazioni a fatti materiali che non esistono: scompare quindi per il giudice la possibilità di valutare la proporzionalità del provvedimento da parte del datore di lavoro. In tutti i caso la reitegra è sostituita da indennizzi crescenti in relazione all’anzianità lavorativa. In Commissione Lavoro, quindi, i sindacati si giocano le ultime carte, prima di passare ad azioni più forti come l’impugnazione – minacciata da Susanna Camusso – della legge al tribunale di Strasburgo.
La Cisl chiede togliere i licenziamenti collettivi, a cui vengono estese le novità. perché “sono fuori contesto”, rispetto alla legge delega. Il segretario confederale, Gigi Petteni, nel corso dell’audizione ha poi suggerito di fare “correzioni” sui licenziamenti individuali, a partire dalla necessità di ripristinare la proporzionalità tra il fatto contestato e la sanzione del licenziamento. Petteni ha comunque premesso che “interventi che mettono al centro il contratto a tempo indeterminato (come lo è il contratto a tutele crescenti) sono un fatto importante”, considerando anche che, grazie agli sgravi triennali previsti dalla legge di stabilità per le nuove assunzioni nel 2015, “costa meno rispetto ad altre tipologie contrattuali”, ma ha ribadito la richiesta del sindacato di superare le forme precarie. Sulla Naspi, la nuova indennità di disoccupazione che partirà dal prossimo maggio, ha infine sottolineato che la durata innalzata a 24 mesi è “positiva” ma ha insistito perché “sia strutturata così anche dal 2017”.
Dura la Cgil: “Non presentiamo emendamenti. Lo riteniamo non equilibrato, non giusto, non rispondente al mandato della delega” ha detot il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, nel corso dell’audizione in commissione Lavoro della Camera, ribadendo il giudizio negativo del sindacato. “Non c’è traccia di quali siano le tutele progressive: è finalizzato solo alla liberalizzazione dei licenziamenti. E’ un provvedimento sbagliato nell’insieme, non compatibile con la volontà di aumentare l’occupazione”, ha aggiunto. “Come Cgil chiediamo a questa commissione di prendere una posizione netta anche sull’eccesso di delega che c’è sui licenziamenti collettivi”. Per quanto riguarda invece il decreto attuativo sui nuovi ammortizzatori sociali “possono esserci dei correttivi”, ha proseguito Sorrentino, ribadendo la posizione della confederazione di corso d’Italia secondo cui questo provvedimento “nasce per universalizzare l’Aspi (l’indennità di disoccupazione) ma non assolve a questo obiettivo”.
La UIl chiede di “fare di tutto per cambiare, per fare meno danni possibili. La prima norma su cui bisogna fare uno sforzo è sui licenziamenti collettivi” che rischia di “diventare un problema sociale molto forte”. Alla Camera è intervenuto direttamente il segretario generale Carmelo Barbagallo: “Abbiamo già espresso le nostre perplessità e la nostra contrarietà su molte parti del provvedimento, doveva dare ai giovani la possibilità di tutela crescenti e invece si è cominciato a parlare solo di licenziamenti. Secondo me – ha proseguito – i giovani non sono per niente contenti: il fatto che il governo perda consenso ogni settimana deriva anche da questa percezione”.