L’affermazione oltre le aspettative di Syriza apre il dibattito nel mondo finanziario: cosa sarà dell’Europa, alla quale il nuovo leader avanzerà richieste anti-austerità e una revisione del debito pubblico? La divisa unica tocca i nuovi minimi dal 2003 sul dollaro, ma poi risale in area 1,12. L’Europa tiene anche grazie alla fiducia delle imprese tedesche sopra le attese: Milano alla fine guadagna l’1,1%, Atene perde il 3%
(di RAFFAELE RICCIARDI, Repubblica)
Il primo ministro Alexis Tsipras (destra) giura nelle mani del presidente della Repubblica, Karolos Papoulias (sinistra), al palazzo presidenziale di Atene (ap)
MILANO – La netta vittoria di Alexis Tsipras alle elezioni in Grecia non scuote i mercati, ai quali si è tornati a guardare dopo la chiara rivendicazione del popolo greco nei confronti delle recenti politiche di austerità adottate a Bruxelles. Solo Atene ha fatto le spese dell’evoluzione politica in Grecia. Lo stesso leader di Syriza, il più giovane ad imporsi alle elezioni in 150 anni di storia, ha parlato del rapporto con i creditori di Atene, la Troika composta da Ue, Fmi e Bce, nel suo discorso davanti a una piazza gremita ed esultante: “Troveremo con l’Europa una nuova soluzione per far uscire la Grecia dal circolo vizioso dell’austerità e per far tornare a crescere l’Europa. La Grecia presenterà ora nuove proposte, un nuovo piano radicale per i prossimi 4 anni”, ha detto il leader della sinistra greca, che già in passato aveva escluso di voler puntare a un’uscita dall’euro.
Nel suo programma, piuttosto, si pone l’obiettivo di riscadenziare il debito contratto da Atene verso le istituzioni internazionali, nel corso di un salvataggio a più riprese che ha portato alla ristrutturazione dei titoli di Stato circolanti prima del 2011-2012. E già l’idea di Tsipras fa discutere: “E’ impossibile Per la Banca centrale europea accettare una ristrutturazione dei titoli del debito greco in suo possesso”, ha chiartito il membro del direttorio, Benoit Coeurè, in un’intervista al quotidiano economico Handelsblatt. Dall’Eurogruppo, Dijsselbloem dice che la prima cosa da discutere “è l’estensione del programma di aiuti”, da chiarire entro fine febbraio, mentre Berlino precisa che dal nuovo governo si aspetta “il mantenimento delle promesse”.
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I listini europei, reduci da una serie positiva, non scontano l’affermazione di Syriza: Milano parte in rosso, poi lima le perdite fino a girare in positivo e segnare un guadagno finale dell’1,15%. Londra resta ancorata alla pari (+0,29%), fa meglio Francoforte che si rafforza chiudendo al +1,4%, mentre Parigi segna +0,76%. Atene viene investita inizialmente dalle vendite, recupera terreno e quindi torna a perdere alla fine il 3,2%, spinta in ribasso dal tracollo del settore bancario. Nelle sale operative si sente ancora l’onda lunga del quantitative easing della Bce: l’ombrello aperto da Mario Draghi sembra più forte del timore per una nuova ondata di instabilità a corollario delle trattative con Atene.
Non è un caso che sul fronte obbligazionario si registri addirittura un restringimento dello spread tra Btp e Bund: dopo un ampliamento iniziale, il differenziale di rendimento si stabilizza in area 110 punti base e il rendimento dei decennali italiani passa sotto l’1,5%. Sale lo spread greco, che si amplia di una trentina di punti base in area 835 punti.
Migliora Wall Street, che resta debole ma recupera la parità dopo il rosso dell’apertura: quando in Europa terminano gli scambi, l’indice Dow Jones cede lo 0,2%, lo S&P500 è sulla parità e il Nasdaq aggiunge lo 0,1%. Sempre dagli Usa si registra il calo dell’indice della Fed di Dallas, che è sceso in gennaio a -4,4 punti da +3,5 in dicembre.
L’euro chiude in lieve rialzo a 1,1261 dollari e 133,36 yen, dopo aver aggiornato a 1,1098 dollari il proprio minimo dal settembre 2003: gli investitori si dedicano quindi alle prese di beneficio dopo i forti ribassi delle scorse sedute. La moneta comune si risolleva anche sulla moneta svizzera risalendo sopra la parità fino a un massimo di 1,0112 franchi, segnando un rialzo del 3%, il maggiore dallo sganciamento della divisa elvetica dall’euro. Poco mosso il cambio dollaro/yen, a quota 118,43. Lo scenario internazionale è anche agitato dal nuovo precipitare della guerra in Ucraina, con gli Usa di Barack Obama che minacciano nuove sanzioni verso Mosca.
L’agenda macroeconomica, che passa decisamente in secondo piano dopo l’elezione di Tsipras e l’attesa per le reazioni politiche e finanziarie, aiuta comunque gli scambi: l’indice Ifo sulla fiducia verso l’economia da parte delle imprese tedesche sale sopra le attese a 106,7 punti per gennaio, ai massimi da sei mesi. Da segnalare anche la riunione dell’Eurogruppo nel primo pomeriggio, durante la quale si farà il punto sulle prossime trattative con Atene; prima è prevista una riunione con i presidenti dello stesso Eurogruppo (Jeroen Dijsselbloem), della Bce (Mario Draghi), del Consiglio Ue (Donald Tusk) e della Commissione (Jean Claude Juncker).
In mattinata, sulla Borsa di Tokyo, si è registrata la chiusura in calo per il Nikkei, che ha ceduto lo 0,25% a 17.468,52 punti sui massimi di giornata, dopo aver toccato un minimo a 17.285,71 punti. Il cross dollaro/Yen è a 117,60. Nuovo record, intanto, per il deficit della Bilancia commerciale del Giappone, che ha chiuso il 2014 con un passivo di 109 miliardi di dollari, mai così alto dal 1979.
Sul fronte delle materie prime, la vittoria di Tsipras e la conseguente incertezza hanno prima rafforzato l’oro – bene rifugio -, che ha poi perso terreno con il rimbalzo delle Borse: alla chiusura dei mercati Ue, il metallo prezioso scivola di un punto percentuale circa, in area 1.278 dollari l’oncia. Dinamica opposta per il petrolio, che poi si stabilizza: a New York il Wti viaggia in area 45,5 dollari al barile, il Brent è poco sopra la soglia di 48 dollari.