L’economia torna a crescere, gli investimenti aziendali ripartono e gli effetti arrivano anche al mercato del lavoro degli executive. Questo segmento è, infatti, tornato ai livelli precedenti alla crisi finanziaria iniziata nel 2008. E chi oggi cambia azienda può contrattare un salario più alto del 20%. Lo dicono le rilevazioni degli operatori delle borse del lavoro. «Le dinamiche salariali per le prime linee di manager sono di nuovo molto tese – afferma Vittorio Villa, Managing partner di Villa & Partners Executive Search, società specializzata nella selezione dei manager -. Questo perché, con la ripresa degli investimenti in Italia, i candidati sono diventati più selettivi e il premio al rischio per cambiare lavoro è tornato al 20%. Negli anni recenti l’aumento del compenso non andava oltre il 5-8%». In questo nuovo scenario, i manager, quando cambiano lavoro, puntano a ottenere un consistente incremento retributivo, che può arrivare al 15-20% solo sulla componente economica. A questa quota si aggiungono i vari benefit, stock option e altri elementi non monetari che possono entrare nella trattativa, come, per esempio, i contributi alla ricollocazione per la casa e la scuola per i figli, polizze sanitarie, corsi di formazione, convenzioni per le vacanze. «Nel sistema c’è un alto livello di liquidità – dice Villa – il rischio paese è considerato fino a oggi moderato e gli investitori non mancano e alimentano un vivace mercato di fusioni e acquisizioni. In questa situazione, i profili manageriali apicali diventano una risorsa scarsa e incrementano notevolmente il loro potere negoziale».
di S.R., Il Messaggero