Il rifiuto del Pd di sostenere un governo a trazione M5S costringe il capo politico del M5S Luigi di Maio a cambiare i piani in corsa. Da ieri sera le trattative con la Lega per la costituzione di un nuovo esecutivo si sono intensificate, con l’obiettivo di arrivare a un governo di scopo o del presidente. Un gabinetto, cioè, incaricato di fare la legge elettorale con premio di maggioranza per le forze politiche che dovessero raggiungere il 40%, mettere a punto e varare la manovra correttiva di 3,2 miliardi che l’Ue chiede da tempo all’Italia e poche altre cose. Con durata limitata, perché l’obiettivo è quello di andare a nuove elezioni entro la metà del 2019. Inoltre il M5S, e la lega di Matteo Salvini sembra d’accordo, punta su un esecutivo sostenuto dai principali partiti ma primo di ministri per così dire politici. Insomma, il prossimo presidente del consiglio guiderà una squadra di tecnici. Ma prima di siglare l’intesa su palazzo Chigi, che comunque non può non tenere conto del delicato ruolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Salvini e Di Maio hanno raggiunto l’accordo sulle presidenze delle camere. Quella del Senato dovrebbe andare a Danilo Toninelli, e quella della camera al leghista Giancarlo Giorgetti. Un capovolgimento dell’ipotesi che prevedeva Roberto Calderoli a Palazzo Madama e il grillino Emilio Carelli a Montecitorio. Sembra che a provocare il ribaltamento sia stata proprio la richiesta del M5s di guidare la camera alta, visto che la seconda carica dello stato potrebbe essere incaricata per un mandato esplorativo. A quel punto i 5 Stelle sarebbero protagonisti delle trattative, ma con la copertura istituzionale del presidente del senato. Ed eviterebbero di bruciare le possibilità di premiership di Di Maio.
Giampiero Di Santo, ItaliaOggi