Il Fisco italiano contestava al colosso dell’e-commerce una omessa dichiarazione da 130 milioni
Dopo Apple e Google, è la volta di Amazon che sigla con l’Agenzia delle Entrate un accordo da 100 milioni di euro per chiudere la propria posizione. Al colosso dell’e-commerce Usa veniva contestata una omessa dichiarazione di redditi per 130 milioni di euro e con la cifra pagata è come se di fatto avesse aderito a quanto proposto dal Fisco italiano. La querelle con l’agenzia delle Entrate si è chiusa riconoscendo che Amazon possiede una stabile organizzazione in Italia, ma che grazie al transfer price è riuscita a spostare gli utili in Lussemburgo, dove la tassazione è più favorevole. Di fatto, con le modalità dell’accordo viene meno anche il procedimento penale in mano alla procura di Milano. In precedenza, anche Apple aveva aderito alle contestazione versando 318 milioni di euro. L’accusa parlava sempre di “omessa dichiarazione dei redditi” dal 2008 fino al 2013. Circa 880 i milioni di euro in tutto, di Ires (l’imposta sui redditi delle società) evasa. La cifra versata da Apple era pari a quanto richiesto nei verbali di accertamento. Google, invece, aveva versato 306 milioni di euro per un periodo di imposte dal 2002 al 2015 e contestualemtne aveva siglato un accordo su come pagare le tasse da lì in avanti. Anche nel caso di Google è stata riconosciuta una stabile organizzazione in Italia.
La Repubblica