Proposta del finanziere Camperio insieme con un fondo lussemburghese. Se il concordato verrà ammesso poi dovranno approvarlo i creditori
Rimborso totale dei crediti privilegiati e al 30,23% dei chirografari. Azione di responsabilità contro gli ex amministratori Marco Marenco e Roberto Gallo (che però è morto). Risorse finanziarie e garanzie per il piano concordatario messe a disposizione da Haeres Equita di Filippo Camperio e da un fondo lussemburghese gestito da due cinesi.
Sono gli elementi fondamentali della proposta di salvataggio della Borsalino al vaglio dei giudici del tribunale fallimentare di Alessandria. Se il concordato verrà ammesso dovranno poi approvarlo i creditori prima dell’omologa finale. Fiato sospeso per la storica azienda piemontese che da 160 anni produce i cappelli più famosi del mondo, indossati anche da Humphrey Bogart. La decisione del tribunale non è scontata. Un anno fa la procedura era stata bruscamente revocata con rilievi durissimi di cui il consiglio della Borsalino dovrebbe aver tenuto conto. Tant’è che ora il board presenta anche la carta della richiesta danni a Marenco, bancarottiere che trascinò l’azienda nel suo crac miliardario, e agli eredi di Gallo.
Al tribunale è stata consegnata una domanda di accordo con i creditori che garantisce la continuità aziendale, l’attività produttiva e la forza lavoro. Proprio per questo ha un consenso sul territorio. La proposta è sostenuta da un cordata di investitori (privati svizzeri e italiani, società di gestione, finanziarie panamensi) guidati dal finanziere Camperio e con buona parte dei capitali forniti dal fondo lussemburghese Am Investment. Tra l’altro Haeres, il veicolo italiano della cordata, ha già in mano il marchio Borsalino (pagato 18 milioni), ha in affitto l’azienda, è pronta a sottoscriverne un aumento riservato da 9 milioni e ha da poco rilevato il 34% del capitale, di cui un 11% da soggetti riconducibili alla famiglia Gallo, mentre un’altra piccola quota (4%) è stata acquisita da Massimo Arlotta Tarino, proprietario di terreni agricoli nell’alessandrino.
Mario Gerevini, Corriere della Sera