Il giudice spagnolo incaricato del dossier catalano, Carmen Lamela, emetterà oggi il mandato d’arresto europeo contro il leader degli indipendentisti Carles Puigdemont, rifugiatosi in Belgio. Il mandato non è stato ancora spiccato, contrariamente alle indicazioni dell’avvocato belga di Puigdemont, Paul Bekaert, secondo quanto confermato da una fonte giudiziaria a Madrid. Il giudice dell’Audiencia Nacional non ha ancora emesso il mandato d’arresto e “lo farà nella giornata odierna”, ha confermato la fonte, smentendo dunque quanto dichiarato da Bekaert all’emittente Vrt. “Il mio cliente mi ha avvisato che il mandato è stato emesso contro di lui e i quattro ministri che si trovano in Belgio”, aveva detto il legale. Quando il mandato sarà emesso, se Puigdemont si troverà ancora in Belgio, la giustizia spagnola invierà una richiesta di estradizione alla procura federale di Bruxelles. Ieri la giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamel, ha ordinato l’arresto della gran parte dei membri del govern catalano destituito da Madrid: si tratta dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras e degli ex ministri Jordi Turull (Presidenza), Josep Rull (Territorio), Meritxell Borras (Goberno), Raul Romeva (Esteri), Carles Mundò (Giustizia), Dolors Bassa (Lavoro) e Joaquim Forn (Interno). Tutti i leader indipendentisti hanno lanciato appelli perché la popolazione catalana mantenga la calma. Gli avvocati degli otto detenuti hanno detto che anche da parte loro, prima di essere portati via, nei furgoni cellulari sono venuti appelli “alla tranquillità”. “Il governo legittimo della Catalogna è stato incarcerato per le sue idee e per essere stato fedele al mandato approvato dal parlamento catalano”, ha commentato su Twitter Puigdemont. “Il clan furioso della 155 (l’articolo della Costituzione spagnola che è stato applicato da Madrid per destituire il governo, ndr) vuole il carcere. Il clan sereno dei catalani, la libertà”. La Corte Costituzionale invece ha deciso di rinviare al 9 novembre prossimo la deposizione dei sei componenti indipendentisti della presidenza del parlamento regionale, protetti dall’immunità parlamentare, accusati degli identici capi di imputazione. La Spagna è da settimane in preda a una crisi costituzionale scatenata dal referendum che catalano che si è tenuto in sfida dell’autorità di Madrid e nel quale ha trionfato il sì all’indipendenza pur con un’affluenza limitata in una giornata macchiata dalle violenze della polizia ai seggi. La settimana scorsa il premier Mariano Rajoy ha sospeso l’autonomia catalana, sciogliendo il parlamento regionale e indicendo elezioni regionali anticipate a dicembre, dopo che i deputati catalani hanno votato una dichiarazione d’indipendenza. Lunedì il procuratore capo spagnolo ha detto che i dirigenti catalani sono accusati di ribellione, che comporta una pena in carcere fino a 30 anni, oltre che di sedizione e malversazione e ha ordinato loro di presentarsi stamani davanti all’Audiencia Nacional per essere interrogati. La notizia degli arresti ha scatenato le proteste di piazza: migliaia di catalani si sono concentrati in tutto il paese davanti ai luoghi di lavoro a mezzogiorno per un minuto di silenzio all’appello delle organizzazioni della società civile indipendentista per manifestare contro il “processo politico” avviato contro il govern. Migliaia si sono riuniti sotto al Palazzo della Generalitat a Barcellona al grido :”Puigdemont è il nostro presidente”, “Libertat!”, “Sono prigionieri politici” e cantando l’inno di Els Segadors.
ItaliaOggi