L’intossicazione da alimenti ha un costo sociale altissimo. Walmart ha avviato con Ibm due sperimentazioni proprio sul tema della tracciabilità e trasparenza della filiera del mango negli Stati Uniti e della carne di maiale in Cina
I casi di intossicazione causati da cibo adulterato, mal conservato o trasportato, sono circa 600 milioni all’anno (10% della popolazione mondiale) con casi di mortalità superiori ai 400.000. I costi sociali sono altissimi: nei soli Stati Uniti l’impatto sul lavoro (causa malattia, inabilità ecc.) vengono valorizzati fra i 55 e i 93 miliardi e le frodi sull’adulterazione del cibo hanno ormai valori vicini ai 15 miliardi l’anno.
Eppure, il cibo che ciascuno di noi acquista avrebbe una storia da raccontare che potrebbe informare correttamente il consumatore e le autorità di vigilanza, aumentando la fidelizzazione e soprattutto la fiducia e le vendite, riducendo le frodi e tutelando il brand produttore. Ciò è ovviamente tanto più importante per chi basa la propria offerta sull’eccellenza.
Il cibo ci può raccontare non solo cosa, quando e dove (tracciabilità), ma anche il come (trasparenza) cioè con quali materie prime, quali certificazioni, come è stato trasportato (pensate ai sensori di temperatura che potrebbero segnalare l’interruzione della catena del freddo) e anche quanta strada ha fatto.
Walmart ha avviato con IBM due sperimentazioni proprio sul tema della tracciabilità e trasparenza della filiera del mango negli Stati Uniti e della carne di maiale in Cina. Uno dei motivi che ha spinto Walmart è legato al recall di lotti di prodotti contaminati, un costosissimo tallone d’achille dell’agrifood.
Ma perché la Blockchain? La risposta sta nel suo potere di generare trasparenza ed efficienza a ogni passo del processo evitando il ricorso a ispezioni fisiche e a rilevamenti di natura cartacea che peccano di vulnerabilità e inaccuratezza. Un risultato non da poco. Essendo un registro pubblico crittografato basato sulla logica del consenso distribuito, ci consente di identificare e validare in maniera univoca qualsiasi oggetto o transazione, aggiornando automaticamente e in tempo reale tutto il network coinvolto; questo significa che il percorso di ogni singola referenza può essere monitorato, dal luogo di origine delle materie prime agli scaffali del supermercato passando per i diversi fornitori intervenuti lungo tutto il processo.
Grazie alla blockchain, Walmart potrà quindi sapere, per esempio, dove è stata coltivato proprio quel mango, chi l’ha ispezionato, in quali condizioni è stato confezionato e come e dove è stato distribuito. Nel momento in cui dovesse emergere una difformità, sarà possibile evidenziarne le cause, rintracciare tutti i prodotti, che potenzialmente possono manifestare lo stesso problema, e ritirarli dal mercato in tempi brevissimi.
Repubblica.it