Cambia tutto, cambia poco, cambia niente. Terno secco sulla ruota della chiacchiera. Dino Basili: Uffa- News. Pisapia chiede a Mdp di sciogliersi in un progetto più ampio, e D’Alema gli risponde: «Non siamo ancora nati, e già vorrebbe sopprimerci». Aldo Cazzullo. Corsera. Con le donne ho sempre saputo gestire, fermarmi. Poteva arrivare anche miss mondo nuda, ma se c’era la partita non la guardavo neppure. Antonio Cabrini, ex calciatore (Maurizio Crosetti). la Repubblica. Chiamerò Battisti ex terrorista quando le sue vittime saranno ex morte. Antonio Satta. MF. Speranza ha annunciato l’uscita dalla maggioranza perché si sentono spiazzati. Hanno costruito tutto sull’ipotesi che Renzi sia il candidato premier. È lui l’uomo della loro guerra. Se invece Renzi rimane solo segretario e Gentiloni conclude con successo la legislatura, cade il loro impianto. Emanuele Macaluso (Alessandra Longo). la Repubblica. Ci sono tante notizie, ogni giorno. Il problema è trovare «la» notizia, quella che interessa alla gente più di tutte le altre. E trattarla in modo che tutte le curiosità siano esaurite, secondo possibilità umane e senza soggezione verso chiunque. Gino Palumbo (Cesare Lanza). la Verità. Non si dovrebbe parlare di immigrazione, fenomeno drammatico ma limitato, bensì di migrazioni, qualcosa che non riguarda gli individui ma i popoli. Giulio Tremonti, ex ministro delle finanze (Pietro Senaldi). Libero. ro. Un giorno fu chiesto all’ebreo Isaac Stern perché egli avesse scelto di suonare il violino. Egli rispose che, in caso di persecuzione, gli sarebbe stato più facile fuvggire portando con sé un violino che non un piano. Marc-Alain Ouaknin, La Bible de l’humour juif. Ramsay, 1995. Le fake news in uenzano temi come vaccini e migranti? Se non le contrastiamo, sì. Oggi, abbiamo deputati come Carlo Sibilia dei 5 Stelle convinti che l’uomo non sia mai stato sulla Luna. Enrico Mentana, conduttore tv (Candida Morvillo). Corsera. È indubbio che ci siano dei vincenti e dei perdenti, in questa scelta politica a favore delle grandi concentrazioni bancarie. I vincenti sono i grandi fondi speculativi internazionali; i perdenti sono il tessuto bancario italiano e il tessuto della micro piccola e media impresa. Intere zone del Paese, come ampie aree del Mezzogiorno, dopo aver perso il sistema bancario locale, hanno perduto il credito stesso. Corrado Sforza Fogliani e Valerio Malvezzi. Economy. Nella sinistra c’è una «gramigna infestante», come l’ha definita Peppino Caldarola: liti, tensioni, coltelli, rotture. Il fatto vero è che il socialismo italiano è nato nell’anarchismo. Sembrerà una risposta troppo lontana nel tempo ma io credo che la storia tormentata del socialismo sia stata segnata proprio da questo e ancora oggi il Dna anarchico giochi un ruolo. Emanuele Macaluso. (Alessandra Longo). la Repubblica. Dopo la morte precoce di suo padre, Lenin si allontana dalla fede religiosa che strutturava la vita dei suoi genitori. Ma è soprattutto l’uccisione del suo fratello maggiore e ammirato, Sacha, che aveva partecipato al tentativo di attentato contro lo zar Alessandro III, che gli fece condividere le idee rivoluzionarie che diverranno inseparabile da un senso di vendetta personale. Stèphane Courtois, Lènin, l’inventeur du totalitarisme. Perrin, 2017. Il sogno di giustizia mondiale si è incrinato con la ex Iugoslavia. Durante l’incriminazione di Slobodan Milosevic, la Nato rimaneva impunita per aver utilizzato proiettili all’uranio impoverito. Un altro fallimento riguarda il caso iracheno. Il tribunale incriminò Saddam Hussein, ma nessun responsabile dell’invasione dell’Iraq è mai passato sotto le forche del potere giudiziario. In entrambi i casi (Balcani e Iraq) i capi di Stato sconfitti sono stati processati, direttamente o indirettamente, dai vincitori. Daniele Archibugi, Delitto e castigo nella società globale. Castelvecchi. Mio padre, operaio delle ferrovie, saldamente ancorato alle traversine dell’esistenza. Non l’ho mai visto dubitare dei binari su cui aveva messo la sua vita. Aveva fatto la prima guerra per finire prigioniero degli austriaci; fuggì poco prima dell’armistizio. A quanto pare fu una fuga rocambolesca, ma non ne volle mai parlare. Nel 1938 si iscrisse al Partito comunista d’Italia e per tutta la vita ha letto l’Unità e, finché c’era, il Calendario del popolo. Ricordo che negli anni Cinquanta compravo Il Mondo e lui si incazzava, non voleva che in casa circolasse la stampa borghese. Era uno tostissimo. La prima CocaCola l’ho bevuta a cinquant’anni. Anche lì niet. Sapevo che alcune cose in casa non potevano entrare. Pier Luigi Cervellati, architetto (Antonio Gnoli). la Repubblica. finire prigioniero. I grandi tenori erano vocalisti squisiti quanto e più di Luciano Pavarotti, ma provvisti di cultura e musicalità: Carlo Bergonzi, il miglior tenore verdiano del dopoguerra, Mario Del Monaco, Nicolai Gedda, scomparso quest’anno nel silenzio italiano, Francisco Araiza; e persino Placido Domingo, che va valutato alla stregua di ciò che di grande e bello ha fatto e non nel triste tramonto attuale, ove tenta di travestirsi da baritono. Paolo Isotta, storico della musica. Il Fatto. Il cronista di medicina è spesso un medico. Lo si prega di intervenire quando si profila una pandemia e si lotta per sradicare una malattia infettiva. Abbonato a The Lancet e ad altre pubblicazioni sempre redatte in inglese, si incarica di tirarle su il morale dei suoi lettori senza far nascere troppe false speranze. Egli deve mostrarsi contemporaneamente semplice e acculturato e avere nella sua manica i grandi professori e i principali laboratori di ricerca nonché i ricercatori che hanno trovato qualche cosa. Philippe Bouvard, Je crois me souvenir… J’ai lu. Flammarion, 2013.
«Gesù», dice don Camillo, «non ti fi dare dei rossi: quelli tirano a fregare. Guardalo bene: non vedi che faccia da barabba ha?». «Una faccia come tutte le altre. Don Camillo, tu hai il cuore avvelenato», risponde il Cristo. «Gesù, se vi ho servito bene, fatemi la grazia: lasciate almeno che gli sbatta quel candelotto sulla schiena. Cos’è una candela, Gesù mio?». «No», risponde Gesù, «le tue mani sono fatte per benedire, non per percuotere». Giovanni Guareschi in Mondo Piccolo, 1950. Il Moro, accennando all’ansimante e grassoccio comandante fascista, fischiettava: «Era alto così / era grosso così…/ lo chiamavano bombolo / Si provò di ballar, / cominciò a traballar / fece un capitombolo». Luigi Preti, Giovinezza giovinezza. Mondadori, 1964. Sono stanco di scrivere, ma non ho nessuna voglia di morire. Roberto Gervaso. Il Messaggero. Riproduzione riservata no re sa anno nel silenersinoPlacido.
di Paolo Siepi