Non solo Jeff Bezos di Amazon. Anche Howard Schultz, il fondatore della catena di caffetterie Starbucks (22miliardi di dollari di fatturato e 2,8 di utili netti), s’è convinto che il mondo del commercio reale – i bar e le caffetterie – forse valgono di più di un portale web e della rete di e-commerce per vendere online cialde di caffè e scatolette di aromi per preparare la specialità della casa, il famoso Pumpkin Spice Latte (che non è altro che una variante del nostro cappuccino). Starbucks lascia Internet, chiude tutto e si concentra sulle sue 25.700 caffetterie in tutto il mondo perché – sono parole di Schultz – bere un buon caffè deve essere un’esperienza come andare a un mostra di Gauguin o di Vermeer a Parigi e ad Amsterdam. Starbucks ha chiuso anche i 379 magazzini della catena Teavana che vendevano bustine di thè e caffè nei grandi centri commerciali.
Si torna all’antico, al vecchio bar, alle caffetterie dove una tazza o un tazzone di caffè, a seconda dei gusti, resta un’esperienza non replicabile in nessun altro posto.
di @pippocorsentino, Italia oggi