“Errore di qualche burocrate o blitz sventato? Magari un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, ma cio’ che importa e’ che il Miur sia sceso a piu’ miti consigli. Mi chiedo: se il Veneto non avesse smascherato l’inghippo, come sarebbe andata a finire? E me lo chiedo pensando anche ai colleghi delle altre Regioni che sono trasecolati leggendo la prima versione del decreto”. A sostenerlo il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando la decisione assunta dal Miur di rivedere la distribuzione dei fabbisogni formativi per le professioni sanitarie, riconvocando nuovamente il Tavolo Tecnico e impegnandosi ad emanare un nuovo decreto, dopo che proprio il Presidente del Veneto e il suo Assessore alla Sanita’ avevano denunciato che la ripartizione definita con un decreto ministeriale del 28 giugno era pesantemente iniqua, anche perche’ tagliava circa cinquemila posti pressoche’ a tutte le Regioni italiane, ricollocandoli nelle Universita’ romane.
“Nel denunciare il fatto – aggiunge il Governatore – eravamo certi della validita’ della nostra critica. Cosi’ facendo, abbiamo salvato da tagli potenti piu’ o meno tutte le Regioni italiane. Ora saremo impietosi nel vigilare che, dalla nuova seduta del Tavolo Tecnico e dal successivo decreto ministeriale che ne scaturira’, le cose vengano fatte per bene. In caso contrario non esiteremo a ricorrere”. Per il Veneto, in caso di conferma del testo ministeriale, si sarebbero aperti non pochi problemi, con il rischio di dover chiudere alcuni corsi. Un esempio calzante e’ quello dei tecnici di radiologia: il fabbisogno del Veneto e’ di 80 posti, ma ne venivano assegnati solo 51. Non era andata meglio per i tecnici di laboratorio (fabbisogno 50, assegnati 31) e per i tecnici della prevenzione (fabbisogno 30, assegnati 20).