«Ci sono ex mogli ed ex mogli. Se una ha dedicato risorse e tempo alla famiglia è legittimo che abbia diritto a un riconoscimento concreto per il suo impegno»
Parametri che vanno in soffitta e altri che li sostituiscono. La Cassazione dice che l’assegno di mantenimento della ex coniuge non va più modulato sulla base del «tenore di vita» garantito a suo tempo dal ménage ma sulla valutazione dell’indipendenza o autosufficienza reali dell’ex moglie. Una rivoluzione. Purtroppo le rivoluzioni fanno sempre delle vittime. E l’avvocato Giulia Bongiorno sostiene che, in questo caso, la vittima potrebbe essere proprio la donna: «Ci sono ex mogli ed ex mogli – dice -. Se si tratta di una donna che, come spesso accade, ha destinato tempo e risorse alla famiglia, allora credo che abbia diritto a un riconoscimento concreto per il suo impegno».
Dunque dovrebbe conservare il suo tenore di vita, questo intende?
«Sì. Anche perché l’impegno profuso da lei ha regalato dei vantaggi a lui».
Vale a dire?
«Diciamo la verità, spesso un uomo può dedicarsi interamente al proprio lavoro perché a casa c’è chi si occupa della famiglia».
Sta dicendo che se c’è un uomo che, oltre alla carriera, ha anche una vita affettiva completa è perché in casa qualcuno si occupa di lui?
«È così. Spesso la moglie in casa rappresenta una opportunità».
Quindi?
«E allora chi si trova a giudicare una situazione del genere deve valorizzare l’impegno femminile».
Ma così si ribadisce che la donna è un soggetto debole da tutelare…
«No. Mi preoccupo solo che questa sentenza non sia ingiusta con chi ha rappresentato una risorsa per la famiglia».
L’assegno di mantenimento dovrebbe tenerne conto?
«In questo genere di cause è raro che si tenga davvero conto di tutto quello che una donna ha investito in termini di tempo ed energie».
Perché?
«Perché l’Italia è un Paese retrogrado che assegna ancora alla donna il posto di angelo del focolare. E dunque si tende a dare per scontate alcune cose».
Eppure questa è una sentenza innovativa che potrebbe cambiare la percezione del ruolo di una donna nella società…
«È una sentenza a due facce. Da un lato vedo l’aspetto innovativo. Il riconoscimento della donna come soggetto indipendente e non come ultima ruota del carro. Ecco, da questo punto di vista è un vero riconoscimento. Un modo per dire che può farcela anche da sola».
L’altra faccia?
«Il principio che sancisce non dovrebbe essere applicato nei confronti di una donna che si preoccupa dei più deboli in famiglia».
Il Corriere della Sera