La direttrice dell’Agenzia delle Entrate: “Ridotto il gap di 2,5 miliardi nel 2015, più un altro miliardo nel 2016”
L’introduzione dello Split payment, lo strumento che impone l’onere del versamento dell’Iva a chi emette la fattura e non a chi la incassa, fino ad oggi ha permesso di recuperare dell’evasione Iva almeno 3,5 miliardi. Lo ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. “Le più recenti stime effettuate dall’Agenzia delle Entrate, evidenziano una riduzione strutturale del ‘gap’ Iva di 2,5 miliardi nel 2015 e di un ulteriore miliardo nel 2016, importi al netto dei maggiori rimborsi e compensazioni”, ha detto Orlandi, ricordando che il gettito Iva è aumentato più dell’aumento dei consumi interni.
“Nel 2016 – ha aggiunto Orlandi – l’Agenzia delle Entrate ha istruito circa 92mila richieste di rimborso Iva, delle quali circa 4.600 derivanti dal meccanismo dello split payment. “La gestione di questa innovazione ha comportato per l’Agenzia oneri aggiuntivi, imputabili specificamente a tale misura, relativi all’implementazione delle procedure informatiche ed al maggior impiego di funzionari – ha sottolineato – alla luce del beneficio accordato, l’incentivo per il contribuente a tracciare il rimborso rende l’informazione particolarmente attendibile e, pertanto, per i rimborsi lavorati derivanti dallo split payment si dispone di un dato puntuale che ammonta per il 2015 a 591 milioni di euro e per il 2016 a 1.845 milioni di euro”.
“L’ istituto della compensazione tramite F24 rappresenta un importante strumento per agevolare la liquidità delle imprese, ma nel contempo deve essere adeguatamente presidiato per evitare che gli abusi determinino effetti negativi tali da metterne in discussione l’utilità generale”, ha aggiunto Orlandi. “L’ampliamento delle misure di controllo preventivo previste dal decreto, ha rilevato, ‘ha lo scopo di ottenere effetti finanziari positivi analoghi a quelli registrati in passato a seguito della prima introduzione di tali misure”.
Il numero uno delle Entrate ha quindi giudicato positivamente la cosidetta norma Airbnb, che fa scattare la cedolare secca al 21% per gli affitti brevi imponendo alle piattaforme web, Airbnb in primis, di agire come sostituto di imposta. La qualificazione come ‘locazioni brevi’ e l’inclusione dei contratti che prevedono, oltre alla locazione, la prestazione dei servizi di biancheria e pulizia locali – ha detto – “è da accogliere con favore, giacché finalizzata a favorire l’emersione di materia imponibile”. “Potrebbe valutarsi, inoltre, con favore – aggiunge – un’eventuale modifica normativa che preveda l’applicazione della disposizione a tutti i casi in cui, al di fuori dell’esercizio di un’attività d’impresa, vi sia la fornitura di alloggi accompagnata da servizi accessori, come nel caso di attività di bed and breakfast occasionale -produttiva di redditi diversi-, ed a prescindere dal nomen iuris utilizzato nel contratto”.
Anche su un’altra misura introdotta dal governo nel decreto – la rottamazione delle liti tributarie – la direttrice dell’Agenzia ha manifestato il suo placet. La norma – ha spiegato – ha lo scopo di “completare, come più volte auspicato di recente dalle categorie professionali, l’effetto definitorio sulle controversie interessate anche dalla definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione”. Inoltre, l’altro obiettivo della norma sulla defizione agevolata delle controversie tributarie è “ridurre, come più volte auspicato dalla Corte di cassazione – spiega Orlandi – l’ingente numero di ricorsi sottoposti al suo esame, costituiti in prevalenza da ricorsi in materia tributaria e ridurre in tal modo la crescente mole di controversie arretrate”.
La Repubblica