Per il presidente Usa serviranno a recuperare i 500 miliardi di deficit nella bilancia commerciale con il resto del mondo. “Con Xi sarà un incontro difficile” ha twittato
Lo aveva promesso in campagna elettorale, ed è arrivato il momento di mantenere la parola data. America First, nella versione del nazionalismo economico, diventa realtà. Scatta oggi l’offensiva protezionista di Donald Trump, con la firma di due ordini esecutivi “per combattere gli abusi nel commercio estero” ai quali il presidente attribuisce la responsabilità dei 500 miliardi di deficit nella bilancia commerciale con il resto del mondo. I provvedimenti saranno annunciati alle 11 di Washington (le 17 italiane) in occasione di un incontro fra il presidente e la National Association of Manufacturers, l’equivalente della Confindustria.
Di quali “abusi” si tratta? I collaboratori del presidente hanno anticipato i contenuti di massima dei due decreti. Da una parte si tratta di “avviare un’indagine su vasta scala delle cause dei deficit commerciali fra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali”. Nel mirino finiranno anzitutto Cina, Germania, Giappone, Corea del Sud e Messico, i cinque paesi che vantano il più ampio attivo commerciale, con uno squilibrio netto in favore delle loro esportazioni rispetto a quanto comprano dall’America.
Il secondo ordine esecutivo “provvederà ad un’applicazione più rigorosa delle leggi anti-dumping per impedire che le aziende straniere facciano una concorrenza sleale a quelle americane sui costi di vendita dei loro prodotti”. Con il termine di dumping si indicano diverse pratiche, dalla vendita sotto-costo (cioè a prezzi più bassi rispetto ai costi di produzione), agli aiuti di Stato e altri sussidi che consentono di tenere i prezzi artificialmente bassi. Potrebbe finire in questa fattispecie anche l’accusa di “manipolazione valutaria” o svalutazione competitiva della moneta nazionale, spesso rivolta dagli Usa alla Cina. E non è un caso che Trump abbia deciso di fissare questo annuncio a pochi giorni dalla visita del presidente cinese Xi Jinping (sarà un incontro “molto difficile, perché non possiamo avere un massiccio deficit commercial e perdita di posti di lavoro. Le compagnie americane devono prepararsi a guardare ad altre alternative” ha twittato il presidente americano). Un regalo di benvenuto davvero avvelenato per il leader della principale potenza esportatrice del mondo.
La Repubblica