di Cesare Lanza
Scommettiamo che l’incauta frase di Beppe Grillo, «Vi chiedo di fidarvi di me», forse non toglierà voti al M5S, ma resterà negli archivi come una frase ingenua, inopportuna, nella già infuocata campagna elettorale? Diamine, avevo appena finito di scrivere, qui, che consideravo Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista persuasivi uomini di governo, potenzialmente. Ed ecco che Grillo, bocciando l’impertinente e ribelle Marika Cassimatis (eletta online candidata sindaco) accende un bel vespaio. Non discuto ora le ragioni (ce ne sono, e buone) di Grillo. Mi intriga il linguaggio, lo slogan usato. «Fidatevi»? Ma che dice, Beppe? Neanche Francesco – che sta rivoluzionando la Chiesa – chiede fiducia, pretende la fede, che è riservata a Dio, pur essendone, come papa, il rappresentante in terra. Francesco non si appella, al contrario di Grillo, al dogma della fede. Le cose si fanno 0 non si fanno; e poi gli elettori al voto (e i credenti, continuando a frequentare o no le chiese) dimostreranno fino a che punto sono devoti e fedeli. E voglio spararla grossa: al momento mi sembra più probabile che Grillo mantenga i suoi elettori – che non si scandalizzano mai di niente – piuttosto che Francesco mantenga la compattezza dei cattolici praticanti. Infine, cos’è la fede? È la vecchietta cieca nella metafora di una bella poesia di Trilussa, che chiede al pellegrino, smarrito nel bosco, di affidarsi a lei anche se non ci vede? O ha ragione un altro pontefice, Luciani, che replicando a Trilussa, sul cuore del mistero, osserva quanto sia difficile credere, sulla parola, alle asserzioni degli altri? Beppe, lascia perdere la fede, puoi accontentarti della tua qualità di affabulatore.
Cesare Lanza, La Verità