Gli editori temono danni economici, assenza di pluralismo e concorrenza ma l’esecutivo non cede
Bando di gara europeo atteso non prima di fine aprile
La riunione di ieri tra gli editori delle più importanti agenzie stampa italiane e il governo è finita molto prima del previsto. Alla riunione non ha partecipato il ministro per lo sport con delega all’editoria Luca Lotti, impegnato su altri fronti. La conclusione dell’incontro è stata quella più naturale: un nulla di fatto con gli editori che hanno presentato le loro contro-osservazioni sul progetto di bando di gara europeo per assegnare le convenzioni e il governo che ha ascoltato, recepito e dato appuntamento direttamente per la fine di aprile. È solo allora infatti che si saprà come è stato impostato il bando Ue e soprattutto quali requisiti verranno richiesti per poter fornire notiziari alla presidenza del consiglio.
Un dubbio, per esempio, si concentra sui nuovi parametri di selezione, se ricalcheranno o meno quelli già individuati dalla direttiva Lotti, poi bocciata a fine gennaio scorso dal Tar del Lazio. E, nel caso valgano i requisiti della direttiva, un secondo dubbio è se saranno possibili raggruppamenti di testate per permettere anche a quelle più piccole di partecipare al bando (visto che la riforma Lotti prevedeva, tra l’altro, l’obbligo di disporre di 50 giornalisti assunti, tre sedi nazionali ed effettuare 500 lanci giornalieri).
Al momento c’è solo l’ipotesi che le prossime convenzioni (per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro tra notiziari italiani e internazionali) abbiano durata triennale o, in subordine, biennale. Non è stato fissato nemmeno il prossimo incontro editori-governo. Comunque, un accenno di accordo o un’apertura del governo non era atteso per ieri, come anticipato da ItaliaOggi del 3/3/2017, perché l’appuntamento era stato programmato solo per ascoltare gli editori. E così è stato visto che il governo ha ribadito la sua posizione e, anzi, si aspetta già che vengano presentati dei ricorsi contro il nuovo bando, pur in presenza di una gara europea e della collaborazione preventiva dell’Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone.
Però quello che preoccupa le agenzie stampa non sono solamente i requisiti del bando Ue (a cui possono partecipare anche realtà straniere) ma anche le conseguenze per chi lo vincerà. Per esempio, da un punto di vista fiscale nel caso di gara europea, l’Iva sale al 22% dall’attuale 4%. Per avere un ordine di grandezza e considerando le risorse complessive per 50 milioni, il prelievo cresce a 11 milioni dagli attuali 2 milioni. Incremento che, pro quota, può mettere in difficoltà alcune società editoriali.
Non solo, come hanno riferito ieri al governo, secondo gli editori, suddividere in lotti i notiziari da acquistare non garantisce di per sé il pluralismo informativo, come invece richiesto dal Tar del Lazio nella sentenza di gennaio. Alla base di ogni dissenso degli editori c’è poi l’impostazione di partenza per cui i notiziari siano fungibili, ossia prodotti non originali che possono essere equivalenti tra loro, tra uno realizzato da una testata e un altro confezionato da un’altra agenzia stampa. Ma i notiziari sono tutelati dal copyright, quindi di per sé infungibili, è la tesi degli editori che apre così alla possibilità di avviare una procedura negoziata e non a una gara Ue.
Da ultima, l’argomentazione degli editori meno giuridica ma molto pragmatica che lamenta nel settore di tutto il Vecchio continente l’assenza di libera concorrenza. Tradotto: se le agenzie straniere possono venire sul mercato tricolore e partecipare ai nostri bandi, perché le agenzie italiane non possono andare oltreconfine e gareggiare per le convenzioni pubbliche francesi o tedesche? Sempre secondo gli editori, per tutte queste motivazioni messe insieme, ci sono circa 2.350 posti di lavoro a rischio nel comparto.
di Marco A. Capisani, ItaliaOggi