Negli ultimi giorni del novembre 2014, quando Visibilia editore aveva debuttato sul listino borsistico dell’Aim prendendo il posto di Pms, il titolo viaggiava a quota 1,19 euro. E c’era un certo interesse sulla casa editrice di Daniela Santanchè, che, dopo aver rilevato le testate mensili VilleGiardini, Ciak e PC Professionale, prometteva fuoco e fiamme, tra settimanali e quotidiani prossimi all’acquisto. Poi, però, è successo poco o nulla, a parte i rossi di bilancio. E le quotazioni del titolo sono letteralmente crollate, col minimo raggiunto lo scorso 30 novembre, dove una azione di Visibilia editore spa era scambiata a 6 centesimi di euro.
Si era deciso per il delisting. Ma l’assemblea ordinaria degli azionisti, riunitasi ieri, ha bocciato la proposta. Non è infatti stato raggiunto il necessario consenso del 90% del capitale. In una società ormai spaccata in due tronconi litigiosissimi: da una lato la Santanchè, che con la sua Visibilia editore holding controlla il 75,9% di Visibilia editore spa, e che era favorevole al delisting. Dall’altro Alevi srl (controllata al 100% da Paola Ferrari, ex alleata e amica della Santanchè con cui, però, è entrata in conflitto), Mo.Da Gioielli srl ed Elena Rodriguez Palacios (vedova di Patrizio Maria Surace, fondatore di Pms), che complessivamente controllano il 13,2% del capitale sociale. E che hanno votato contro il delisting, costituendo pure un patto parasociale. Il mancato delisting è stato comunque accolto positivamente dal mercato, con un +14% del titolo che ha chiuso ieri attorno quota 0,0715 euro. Le azioni Visibilia editore, tuttavia, hanno perso il 94% da quel novembre 2014. Appena due anni fa.
di Claudio Plazzotta, Italia Oggi