La doppia morale del PD
di Ettore Martinelli, La Verità
È trascorso un periodo lungo da quando Renzi sali una sera d’inverno a casa Berlusconi, era dicembre 2010. Diversi furono i dirigenti di partito che urlarono allo scandalo e i dalemiani, i weltroniani, i bindiani – insomma tutto l’apparato e la bottega di partito – brindarono alla fine politica nel PD di Matteo Renzi che da poco si era inventato la rottamazione (rivelatasi poi un ‘usato sicuro ai suoi interessi’ più che una rottamazione). Renzi apparve a molti un ingenuo mosso da un narcisismo patologico. A onor del vero in quell’occasione il Magnifico svelo’ quale sarebbe stato il suo mentore. Le critiche furono puntuali e rigorose: un atteggiamento del genere non è perdonabile perché è indicativo di una spregiudicatezza inammissibile: noi siamo un’altra cosa, noi siamo figli della Resistenza e non frequentiamo quel mascalzone di Verdini. Questo è vero perché noi (il PD) oltre a Verdini ci siamo presi anche Barani e tutta la banda. Renzi non c’entra con la sinistra. La sinistra non perdona e non media. A parole era proprio vero: era sufficiente una barzelletta inopportuna o di cattivo gusto per organizzare pullman e scendere in piazza a difendere la democrazia. A Berlusconi non era permesso di essere naturale: il presidente del consiglio non può tenere comportamenti inadeguati al propio ruolo. Ma il richiamo di Arcore era irresistibile e nasceva da una attrazione fatale. L’allora sindaco di Firenze Matteo, scusate Renzi – per nome lo chiamano quelli che votano si al referendum – è riuscito a superare di gran lunga il suo Maestro; altro che ‘tu mi somigli’ come gli disse Berlusconi a suo tempo. Quel che è sorprendente in maniera fastidiosa è che mentre a Berlusconi non era permesso nulla a Renzi ogni scorrettezza umana e istituzionale vien concessa. Proviamo per un attimo ad immaginare se Berlusconi avesse fatto alcune cose. Pochi giorni prima delle ultime elezioni europee gli 80 euro da soli sarebbero stati sufficienti per gridare al fascista vuoi comprare non solo le Olgettine. Andare con aereo di stato negli Stati Uniti per assistere alla finale di tennis tra due atlete italiane di gentil aspetto gli sarebbe costato insulti da sessista. Urlare contro l’Europa strumentalizzando i denari destinati a scuole e terremotati che sono lo zero virgola del bilancio contestato avrebbe portato benpensanti e non a dire che l’Italia è la barzelletta del continente intero. Quanti altri potrebbero essere gli esempi ma ciò che non può essere taciuto è uno su tutti. La campagna elettorale per il referendum non può farla un presidente del consiglio perché la Costituzione non è cosa sua. L’apoteosi si è raggiunta con la lettera con cui Renzi ha invitato gli italiani all’estero a votare si che è stata recapitata con la certificazione elettorale: altro che Berlusconi altro che Trump. Meditate gente meditate.