I primi passi di A.G. Sulzberger che succederà al padre a capo del quotidiano Usa. Obiettivo: servire gli abbonati. Con la carta o come vogliono
Ascolta e fa domande. Ecco cosa ha cominciato a fare dal 1° novembre Arthur Gregg Sulzberger, nominato lo scorso 19 ottobre vice editore del New York Times, in affiancamento al padre Arthur Sulzberger Jr. fino a quando quest’ultimo non lascerà definitivamente la carica di presidente ed editore della società che pubblica il quotidiano americano. Ascoltare e fare domande è ciò che A.G., come sarà chiamato per distinguerlo dal genitore, sa fare bene dopo gli anni da giornalista al Nyt, prima reporter nazionale e reporter ed editor dell’edizione metropolitana.
Però se il comitato speciale di sette membri, il family trust del Times e il board lo hanno preferito ai suoi due cugini, Sam Dolnick e David Perpich, non è per questo. La nomina di A.G., 36 anni e quinta generazione della famiglia, arriva infatti alla vigilia di un nuovo cambiamento per il giornale che sarà dettato dal Report 2020, incentrato sul futuro digitale e mobile. Il Report è ora al vaglio del direttore Dan Baquet e dovrebbe essere presentato a breve.
A.G. è conosciuto nella casa editrice e nel settore per avere una visione strategica del mondo editoriale che già lo ha portato a guidare la transizione digitale di due anni fa. Nel 2014 era infatti a capo del team che ha realizzato l’Innovation Report per il Times, e allora insisteva sul fatto che lo storico giornale avrebbe perso il proprio posto preminente se non ci fosse stato un radicale cambiamento. Dal 2014 gli esperimenti sul digitale non sono mancati, alcuni riusciti e altri molto meno, ma non si può dire che il Nyt sia rimasto immobile: prodotti realizzati appositamente per il mobile, realtà virtuale, visual e interactive reporting. Mai però dimenticando che sono gli abbonati ciò che dà valore al Times.
Il Report 2020 dovrà dare nuova linfa a questo cambiamento e ridisegnerà anche la redazione, sulla quale ci saranno tagli attesi. A.G. ha già spiegato che si tratterà di ridurre là dove vengono realizzati prodotti o coperture che erano necessari in passato ma oggi non lo sono più.
«Ci sono tre forze che spingono tutte le società media a cambiare», ha detto A.G. in un’intervista a Poynter. «La prima è che oggi abbiamo migliori strumenti per raccontare rispetto a come eravamo abituati. Non solo le parole scritte e le foto, ma anche gli strumenti interattivi, i video, la realtà virtuale e molto di più. La seconda forza è che il giornalismo è diventato molto più competitivo perché le barriere all’ingresso sono più basse e le reazioni dai lettori sono molto più veloci e intense. La terza forza è la più importante: le abitudini dei nostri lettori, e in particolare il modo in cui consumano informazione, stanno cambiando radicalmente».
Sono i lettori più affezionati, gli abbonati soprattutto come detto, quelli a cui si rivolge più spesso il nuovo deputy editor. Non fa previsioni sulla durata dell’edizione cartacea: «Il panorama sta cambiando così velocemente che è saggio stare lontani dalle previsioni», dice. «Ma la nostra intenzione è di continuare a offrire a questi lettori fedeli (gli abbonati, ndr) il nostro giornalismo in qualsiasi forma loro preferiscano. Negli ultimi anni abbiamo continuato a investire e innovare nella carta stampata e abbiamo ancora molte idee da realizzare».
Ci sono poi due «piccoli fatti» che portano il vice editore a essere confidente sul futuro del New York Times: uno è che lo scorso anno il giornale ha coperto con i suoi reporter sul campo eventi in 170 paesi, cosa che non cambierà con i tagli. Il secondo è che il gruppo ha il maggior numero di giornalisti che sanno anche programmare (coding) e quindi creare contenuti che vanno oltre la parola scritta, una competenza che sarà sempre più richiesta nel giornalismo del futuro.
Italia Oggi