La banca compensa il calo dei ricavi con l’attenzione ai crediti deteriorati, che nel periodo hanno la performance migliore da un decennio. Confermati i dividendi per 3 miliardi a fine anno, dopo profitti “superiori al 2015”, anche grazie alle plusvalenze da cessioni
Intesa Sanpaolo (il titolo in diretta) chiude un terzo trimestre “di notevole complessità” tenendo dritta la barra su redditività, solidità patrimoniale e attenzione al cattivo credito. L’utile netto della maggior banca italiana nel periodo tra luglio e settembre è di 628 milioni, in calo del 13% rispetto ai 722 milioni dello stesso periodo dello scorso anno ma comunque migliore delle attese degli analisti finanziari, posizionate attorno ai 563 milioni. Nei 9 mesi l’utile ha raggiunto i 2,3 miliardi, in calo del 14,3% rispetto all’anno scorso ma che diventeranno almeno 3,2 miliardi con la contabilizzazione, entro dicembre, di quasi 900 milioni di plusvalenze da cessioni già definite.
“Intesa Sanpaolo si posiziona tra le banche più efficienti in Europa con un rapporto tra costi e ricavi inferiore al 50% contro una media del settore del 65% – ha detto l’amministratore delegato Carlo Messina -. Ci collochiamo ai vertici europei anche in termini di redditività, grazie all’importante contributo di tutte le divisioni della Banca“. Circa metà dei ricavi, e anche degli utili, deriva dalla gestione di grandi patrimoni, dove l’istituto “si conferma leader europeo”, con attività finanziarie in affidamento per circa 850 miliardi, di cui 310 miliardi in gestione (+8 miliardi nell’ultimo trimestre). Così tra luglio e settembre il margine di interesse sugli impieghi è stato di 1,86 miliardi (1,89 l’anno prima) e le commissioni nette lo hanno quasi raggiunto a 1,74 miliardi, sugli stessi livelli di 12 mesi prima.
I risultati trimestrali della banca vedono calare i ricavi, scesi a 4,04 miliardi (-10,5% rispetto a un anno prima, ma un po’ meno delle previsioni del mercato). Tuttavia il calo è compensato dall’attenzione alla qualità del credito, che vede una trasformazione di crediti deteriorati, che prima erano “in bonis”, pari all’8%, livello più basso dalla nascita della banca di Milano e Torino, nel 2007. “L’impegno del management nella gestione dei crediti non performing ha dato risultati rilevanti – ha detto Messina -: lo stock negli ultimi 12 mesi è diminuito di 5 miliardi di euro, l’incidenza di crediti deteriorati netti sul totale dei crediti si è ridotta dal 10 all’8,5%. Questa tendenza positiva proseguirà nei prossimi trimestri”. L’istituto conferma anche la solidità patrimoniale, che lo ha fatto uscire, tra i pochi nel continente, indenne dagli stress test Eba di scenario avverso con un patrimonio di vigilanza al 10,2% dopo l’esame dell’autorità londinese. A fine settembre il patrimonio di vigilanza (Cet1) si attesta al 13% degli attivi ponderati al rischio. Per l’intero 2016 la banca prevede un utile netto “superiore a quello del 2015, anche avvalendosi dei proventi derivanti dalle cessioni di attività non strategiche”, come gli 895 milioni extra incassati con Setefi e Intesa Sanpaolo card. Su queste basi la banca conferma la strategia di distribuire 3 miliardi di euro in dividendi a valere sul bilancio 2016.
Repubblica