di CESARE LANZA
Scommettiamo che, purtroppo, l’impero di Bernardo Caprotti è a rischio, e che però questo grandissimo imprenditore avrà onore e gloria, e riconoscimenti, nel cuore della gente? Sarò realista: sono pochissimi i casi in cui i pionieri, i grandi fondatori di imperi abbiano lasciato successori all’altezza, nei loro eredi. Due esempi, per restare al settore editoriale, a cui abbiamo dedicato la vita: la saga e la decadenza dei Rizzoli dei Mondadori, dopo la morte dei due fondatori, i mitici Angelo e Arnoldo. Ora, mi sembra ragionevole qualche dubbio sul fatto che il variegato testamento di Caprotti non sia smentito proprio nel punto che all’illustre defunto stava maggiormente a cuore: vendere il suo capolavoro, Esselunga, sì; ma non alle Coop, nemiche di una vita. E comunque non ho alcuna fiducia che il suo impero da oggi in poi possa essere governato con la sua genialità e non rischi invece di essere eroso, o peggio di disfarsi, di fronte a burocrazie, antagonismi, concorrenza, colpi bassi e soprattutto senza quello straordinario, magico entusiasmo che lui metteva nel lavoro e trasmetteva a collaboratori e dipendenti.
Quanto, invece, a onore e gloria, ho certezze prevalenti. Dire che sono indignato per la freddezza con cui si è espresso il sindaco di Milano, Sala, sarebbe un eufemismo. Sala è un sindaco modesto è un uomo piccolo, che guarda solo il suo orticello. Ma la gente sa, capisce, si impone. E la Esselunga di Caprotti si è imposta perché la gente ne ha capito la qualità e diffuso la popolarità. Se c’è un giudice a Berlino, ci sarà pure in Italia qualcuno che (non penso a strade e piazze) lo ricorderà intitolandogli iniziative che si ispirino (a sostegno dei giovani, spero) alla sua dote più importante: il merito.
di Cesare Lanza, La Verità