Dopo le novità di Big G anche il colosso sudcoreano si unisce alla sfida degli ambienti operativi del futuro, quella dell’intelligenza artificiale multipiattaforma, comprando l’azienda di Dag Kittlaus, già inventore dell’assistente di Apple
NON ABBIAMO ancora avuto il tempo di assaporare il nuovo assistente di Google, presentato due giorni fa in un evento che ha segnato il cambio di passo di Big G, che i coreani di Samsung attaccano per non rimanere indietro. Lo hanno fatto acquistando, con un accordo i cui dettagli sono ancora riservati e piuttosto confusi, la sorella minore di Siri. Si chiama Viv ed è in realtà il nome dell’azienda specializzata in intelligenza artificiale creata proprio dai cofondatori di Siri Dag Kittlaus, Adam Cheyer e Chris Brigham. Come noto, la prima assistente venne assorbita nel 2010 da Apple per 200 milioni di dollari (un vero affare) e costantemente sviluppata fino alle nuove potenzialità con iOS10. L’autonomia sarà garantita ma, di fatto, Viv lavorerà all’assistente virtuale dei nuovi Galaxy e non di altri dispositivi. Non solo: l’idea è spingersi pressoché ovunque, proprio come Mountain View, dalla casa all’auto.
Viv sembra infatti molto più raffinata e potente della sorella maggiore. È stata infatti progettata per essere interconnessa e aperta di base oltre che per crescere e arricchirsi di nuove funzionalità con un salto ulteriore rispetto al machine learning. Nel caso di Viv si può infatti parlare di machine coding, visto che il sistema è in grado, quando si scontra con compiti che non riesce a risolvere, di scrivere in pochi millisecondi il codice necessario e dunque costruire da solo quel tassello mancante. Comprendendo dunque non solo il significato di ciò che popola i nostri dispositivi ma anche l’intenzione originaria dell’utente. In generale Viv è dunque più precisa, puntuale e personalizzata. Inoltre – ma su questo bisognerà vedere cosa ne pensano i sudcoreani di Samsung – è pensata per abbeverarsi alle modifiche e alle novità implementate tramite la piattaforma dedicata agli sviluppatori. Il fondatore rassicura che l’apertura rimarrà tutelata ma sarà forse la sfida più dura. Anche perché altre fonti raccontano invece della totale integrazione dei 30 dipendenti nel carrozzone Samsung.
Nelle dimostrazioni dei mesi scorsi in alcuni eventi per addetti ai lavori Viv ha dato informazioni sul tempo in modo più dettagliato, informandoci se farà più o meno caldo in uno specifico luogo e orario, o completando compiti più articolati come i pagamenti, conclusi con un solo input dell’utente. Ancora, ha accumulato comandi e li ha eseguiti uno dietro l’altro, superando la logica discreta degli assistenti ora disponibili come Cortana di Microsoft o Alexa di Amazon. Il tutto, ovviamente, grazie all’integrazione della piattaforma ideata da Kittlaus, 50enne norvegese, e soci con terze parti, strategia a cui è ora arrivata anche Siri. La chiave è in fondo descrivere ciò che si vuole fare invece di preparare una piattaforma pronta per ogni singolo compito.
Il passaggio a Samsung, vero capolavoro di Kittlaus – nel giro di sei anni ha disegnato il perimetro del settore più promettente per la tecnologia di consumo con due favolose exit alle acerrime nemiche – potrebbe cambiare molte cose: “Consegnano 500 milioni di dispositivi all’anno – ha spiegato a TechCrunch – quando mi domandavate quale fosse il mio obiettivo rispondevo ubiquità. La visione con Samsung è perfettamente allineata, è il partner perfetto”. E chissà, forse per i sudcoreani, dopo le buone performance commerciali dei Galaxy S7 ed S7 edge e il passo falso dei Note 7 esplosivi, servirà anche da nuova scommessa per il prossimo futuro. Considerando anche l’altro grattacapo non da poco finito sul piatto: la necessità di iniziare a costruire a un sistema operativo proprietario per gli smartphone oltre Tizen per rispondere alle “minacce” autonomiste di Google. Ma questo è un fronte totalmente diverso.
Viv, nonostante il nome, non avrà vita facile. Siri, sempre più versatile, Google Assistant, già all’opera sulla chat intelligente Allo e in arrivo in tutto l’ecosistema di Big G, Alexa e Cortana sono già al lavoro da tempo, con risultati altalenanti ma comunque su diverse piattaforme e penetrando, mese dopo mese, nelle abitudini d’uso degli utenti. La scommessa di Samsung – e della sua divisione mobile, formalmente responsabile dell’operazione – è, al contrario, quella di prendere un prodotto non ancora lanciato sul mercato e le cui potenzialità rimangono al momento limitate alle dimostrazioni che ne ha dato il “papà”. Ma di farne qualcosa che raccolta le funzionalità offerte da tutti gli altri messi insieme.
Per il momento i protagonisti rimangono i dispositivi personali. Il prossimo passo, lo raccontano bene Google Home, l’app Casa e la suite HomeKit di Apple o lo stesso set di speaker Echo di Amazon da poco arricchitosi dei più piccoli Dot e Tap, è proprio quell’ubiquità a cui punta Kittlaus. E quel “post app world”, quel mondo dopo le app, che prima o poi sboccerà e a cui si accederà con la voce. A partire dal posto in cui passiamo più tempo: la casa. Dalle lavatrici ai frigoriferi, Samsung è forse il concorrente più preparato a fornire una piazza di prova a quell’ubiquità dell’assistente virtuale.
Simone Cosimi, La Repubblica