Dopo due mesi “di prova” nel Regno Unito, la società statunitense vuole testare il modello anche in altri dieci Paesi dell’Unione, Italia compresa
Dopo i taxi, arrivano i pony express. Ecco che Uber torna all’attacco del mercato unico, attraverso un nuovo prodotto che intende conquistare i consumatori – per ora – di dieci stati europei. Si tratta di Uber Eats, il servizio di consegna a domicilio di pasti direttamente dai ristoranti sempre attraverso il sistema delle applicazioni digitali per smartphone. Dopo due mesi “di prova” nel Regno Unito, la società statunitense ha deciso che è giunto il momento di testare il modello anche in Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera.
La questione Uber
Ce la farà la casa statunitense a vincere la scommessa? Il servizio di trasporto passeggeri offerto dalla multinazionale d’oltre oceano ha incontrato resistenze in alcuni Paesi membri dell’Ue. Incriminato è in particolare il servizio UberPop, in cui comuni cittadini offrono le stesse corse dei taxi tradizionali, ma a prezzi più bassi e con modalità più semplici grazie a un’app per smartphone. Concorrenza sleale, secondo Spagna, Germania, Francia, Belgio, dove UberPop è stato bloccato. E pure in Italia il servizio è stato limitato a Uber Black, il servizio di berline con conducente professionista.
Spiragli comunitari
Il 2 giugno scorso la Commissione europea ha cercato di risolvere il problema attraverso la comunicazione sull’economia collaborativa al fine di regolamentare l’insieme delle nuove attività fiorite negli ultimi anni, e che hanno già generato un mercato da un reddito lordo complessivo di 28 miliardi solo nel 2015. Uber è una di queste realtà, ma ancora non inquadrata in norme Ue e fuori legge in alcuni Stati membri. Bruxelles offre quindi solo qualche appiglio, mentre negli Stati Uniti si va avanti col vento in poppa.
Buon appetito
In attesa di soluzioni giuridiche e politiche sul servizi taxi, ecco allora Uber Eats. Non più un servizio passeggeri ma merci, poiché pensato per la consegna a domicilio di cibi (eat, in inglese, vuol dire mangiare). Nel Regno Unito ha spopolato: lanciato sul mercato britannico a giugno, a oggi oltre 100mila persona hanno scaricato la applicazione per telefono portatile nella sola Londra. Un successo di mercato che ha indotto la società a prevedere lo sbarco anche a Vienna (Austria), Bruxelles (Belgio), Copenhagen (Danimarca), Berlino e Monaco di Baviera (Germania), Roma e Milano (Italia), Amsterdam (Paesi Bassi), Madrid e Barcellona (Spagna), Stoccolma (Svizzera), e Zurigo (Svizzera).
Le possibili reazioni
Uber piace. Il servizio taxi ha mostrato come ai consumatori l’alternativa al cab tradizionale, o più semplicemente la novità, la società statunitense abbia appeal. C’è da scommettere che qualcuno è già pronto, telefonino in mano, a scaricare le app che verranno. Mentre altri, probabilmente, si preparano a ridare battaglia. Dimitri Gore-Coty, responsabile per le operazioni Europa di Uber Eats, non si scompone. «Siamo incoraggiati dalla crescita che abbiamo visto a Londra, e stiamo investendo per portarlo in nuove città».
La Stampa