Sembra che la sinistra Pd voglia mettere in campo Berlinguer contro Renzi. E se non ce la facesse sono pronti a candidare Garibaldi e Mazzini. Antonio Satta. MF.
La bicicletta è come l’alcol, uno straordinario meccanismo disinibitorio. Stefano Rodi. Sette.
Per diventare credente l’ingenuità aiuta. Enrico Vaime, Gli amori finiscono, non preoccupatevi. Aliberti editore, 2016.
Di per sé il progetto dell’unificazione europea è uno schiaffo alle scienze umane. L’etnologia, la linguistica, la sociologia, la psicologia vengono ignorate totalmente, come se non fossero mai esistite. Ma soprattutto si tira un
pugno in faccia agli antropologi. Una scienza, l’antropologia culturale, che, per due secoli, ha affascinato l’Occidente aprendo gli occhi a tutti, anche ai più resistenti degli storici, sul vissuto culturale di ogni gruppo umano, sulle realtà di questo vissuto culturale come sistema significativo, un «tutto» concluso in se stesso. Chi non si era innamorato di Levi Strauss, di Margareth Mead, di Boas, di Kroeber, di Malinowski? All’improvviso, tutti questi nomi spariscono, questa scienza viene negata, con l’instaurazione di un disegno politico opposto: l’unificazione europea. Ida Magli, La dittatura europea. Rizzoli, 2010.
Molti Stati hanno legalizzato la cannabis, altri stanno per farlo. Tutti per lo stesso motivo: scelgono il male minore. Certo occorre rigore: controllo rigoroso sulle quantità e la vendita; divieto di pubblicità; tassazione moderata all’inizio (per evitare il mercato nero), poi in aumento (lo Stato italiano potrebbe ricavare 8 miliardi l’anno). Beppe Severgnini. Sette.
È la seconda volta che mi sento dire in una discussione «zitto tu che non hai l’accento romano, nun sei de Roma». La prima, anni fa, da un ragazzo in periferia. La seconda, l’altro giorno, da una pariolina che voleva a tutti i costi parcheggiare la sua smart al posto del mio scooter. È un argomento che a Milano, a Parigi, a Londra, a New York nessuno userebbe mai. Magari si dicono cose orribili, ma a nessuno verrebbe in mente di rimproverare a un altro di non avere l’accento milanese, parigino, londinese, newyorkese; perché è del tutto normale che una capitale ospiti persone venute da tante altre parti. Aldo Cazzullo. Sette.
Ospite della trasmissione Virus di Nicola Porro, l’ex dj Gabriele Ansaloni (in arte Red Ronnie) dopo aver parlato di «follia» in prima serata in merito ai vaccini ha inanellato una serie di pericolose e false affermazioni sul tema: dalle morti bianche alla poliomielite, dal tetano all’allattamento materno fino al vaiolo e alla leggenda dell’autismo, le cui cause dipenderebbero, appunto, dai vaccini. E poi, come ha scritto Emanuele Menietti, «il problema non è Red Ronnie di per sé, ma chi ha deciso di invitarlo in una trasmissione Rai per parlare di vaccini. Il problema è pensare che la scienza sia democratica, che per parlare di un argomento scientifico ci debba essere per forza il contraddittorio. Ecco, no. La scienza si basa su fatti, su dati e su esperienze ripetibili nel tempo, le opinioni non c’entrano niente». Aldo Grasso. Sette.
Ricordo che in un’intervista definii Giancarlo Leone un purissimo, eterno democristiano. Leone è stato, e forse è ancora, un alto dirigente della Rai: in particolare quando era coordinatore dei programmi di intrattenimento (bizzarro reparto, inventato, presumo, apposta per lui) e come direttore della cosiddetta rete ammiraglia, per anni fece sempre il possibile per ostacolare la mia collaborazione in Rai. Sempre con il sorriso in bocca, parole melliflue (ovvero intrise nel miele) e con i pretesti più vari. Tanto per dire del suo carattere, mi ringraziò per la mia definizione sulla sua democristianità, dicendomi che si trattava di un elogio meraviglioso, e chissà, forse sì forse no, se lo riteneva davvero. Cesare Lanza. La mescolanza.
Poi, prima che lei potesse parlare, ha lasciato la scena. La gamba gli duole, segno che deve piovere. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie
«Bestia, brutta bestia…» esplose Sara, «…poi tu te ne vai in quell’orribile residence pieno di spie e di puttane… e la notte io rimango sola e ho le angosce… E poi ho scoperto che sono gelosa: sì, gelosa come una commessa della Standa!». Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori.
Vladimiro era piccolo e piegato in due come un povero. Sapeva leggere appena, ma nel fare le somme e le divisioni era velocissimo, e non si sbagliava mai. Marco Santagata, Papà non era comunista. Guanda, 1996
Gino Maria Sainato. Originario di Sapri (Salerno), 21 anni, ex modello, oggi fa il blogger: «Guadagno dieci volte di più». Ha 440 mila follower su Instagram e 3 milioni di utenti unici al mese su internet. Dimenticando che al suo paesello eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti, dichiara: «Mi piace pensare di essere realmente un
influencer di moda e lifestyle». Ma va’ a la-vorare! Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Io mi chiamo…». «No», la fermò Orfeo: «Non me lo devi dire. Ti prego… Katiuscia». «Ma sì, Katiuscia, se ti fa comodo. Io non sono mica polacca, però, sono veneta, di Pordenone. Della campagna, sai? I miei sono contadini. Avevano un po’ di terra. Ma troppi figli e poco da mangiare. E poi con la matrigna, quando il padre si è risposato… Be’, per l’amore di Dio no parlerò de ‘ste robe. ma di’, non andiamo? Sei di quelli che vogliono sapere la storia? Un intellettuale?… Andemo, va’. Te la racconto in camera. Si va da tè?». Luigi Santucci, Orfeo in Paradiso. Mondadori, 1964.
La mia pièce dal titolo «La meglio gioventù» è una raccolta di poesie scritte in friulano da Pier Paolo Pasolini durante gli anni della guerra a Casarsa, in Friuli, la terra della madre, è la lingua da lui più amata. È forse per questo che sento più vicine, queste poesie. Le ho scoperte di recente e, subito, mi sono andate diritte nell’anima. Mi hanno evocato luoghi ed emozioni dell’infanzia: le vacanze a Casarsa, le corse in bici nei prati, le partite di calcio, le sagre, i colori e gli odori di una terra «di primule e di temporali», come la definisce Pasolini. Terra di acque, di risorgive. E il fiume, il Tagliamento, dove d’estate si va a fare il bagno. Giuseppe Battiston, attore (Giuseppina Manin). Corsera.
Un giornalista di Antenne 2 mi telefona per dirmi che l’intervista sul mio ultimo libro è stata annullata. Si sopprimono dei libri perché c’è la diretta dell’arrivo di una corsa ciclistica. Gabriel Matzneff, Galop d’enfer. La Table ronde, 1985.
I veri amici si contano sulle dita di una mano senza dita. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
di Paolo Siepi, Italia Oggi