Il governo americano autorizza le sperimentazioni di Project Wing, i corrieri volanti della società di Mountain View
Fino a poco tempo fa sembravano solo visioni, ma ora i postini volanti stanno per diventare realtà. Google inizierà i test negli Stati Uniti sui suoi droni per le consegne. Ricevuto il via libera da parte della Casa Bianca, è pronta ad andare avanti nella sperimentazione. Lo farà nei sei campi di volo designati dalla FAA, l’agenzia che regola l’aviazione civile: Alaska, Nevada, Texas, New York, Virginia e Nord Dakota. L’incentivo alle aziende per l’uso di velivoli autopilotati fa parte di una politica su cui Obama punta sin dal 2009. Oggi si spinge sull’acceleratore: il governo prevede che presto il settore peserà per ben 82 miliardi di dollari nell’economia americana e creerà 100mila nuovi posti di lavoro entro il 2025. Meglio quindi darsi da fare: la torta è ghiotta e il resto del mondo non sta certo a guardare. Come prima cosa la U.S. National Science Foundation investirà 35 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per la ricerca, il Dipartimento degli Interni intensificherà l’utilizzo di questi mezzi mentre le imprese saranno più libere di sperimentare.
Project Wing
Alphabet, la parent company sotto cui cadono tutte le operazioni della vecchia Google, è la prima azienda a godere della svolta americana. E la parola d’ordine è Project Wing, un progetto che vuole trasformare i velivoli autopilotati in postini modello facendoli volare carichi di merci nello spazio aereo oggi riservato agli aerei. Il tutto ovviamente oltre la cosiddetta linea di vista dell’operatore, quella distanza in cui l’umano non vede più il velivolo e i sistemi automatici prendono il controllo. L’altra azienda in lizza è Amazon. Il colosso dell’ecommerce in luglio ha stretto un accordo con il governo inglese per accelerare la procedura di autorizzazione alle consegne con i droni. La sperimentazione, chiamata Prime Air, è simile a quella di Alphabet, anche qui si muovono merci volanti con l’obiettivo di consegnarle a casa del cliente in tempi record.
Oltre ogni barriera
Questa battaglia aerea combattuta a colpi di robot volanti non è solo una bagatella tecnologica tra aziende ma una ricerca con tre possibili – e interessanti – sviluppi. Il primo è arrivare a consegnare merci in città in tempi brevissimi. Amazon punta a farlo in mezz’ora, un tempo che, visto il traffico e gli altri impedimenti cittadini, può essere raggiunto solo sfruttando le vie aeree. D’altro canto, in paesi enormi e poco popolati come gli Stati Uniti o l’Australia, i corrieri volanti appaiono una scelta economicamente vantaggiosa rispetto al trasporto su terra: per consegnare merci spesso si devono percorrere centinaia di chilometri. Altro punto è la gestione delle emergenze. L’ultima sfida è quella di creare droni che siano in grado di spegnere incendi o trovare i superstiti dopo una tragedia. Un obiettivo che piace anche ai governi globali e su cui le aziende fanno leva per forzare le loro ritrosie.
Le normative
Certo, l’incentivo della Casa Bianca e la recente apertura delle sperimentazioni di Paesi come Regno Unito e Paesi Bassi sono importanti ma è solo un primo, timido passo avanti. Ad oggi infatti restano da superare numerosi ostacoli tecnologici: basti pensare ai danni che potrebbe creare un drone di 25 chilogrammi lanciato a 50 chilometri orari che precipita o alla possibilità che qualcuno lo rubi o lo abbatta (negli Stati Uniti esistono perfino delle pallottole ad hoc). Poi ci sono le normative. Al momento non è possibile far volare i droni liberamente negli spazi aerei, ancora interdetti ai velivoli commerciali. E se c’è bisogno di numerose autorizzazioni già solo per riprendere un concerto musicale figurarsi per far volare dei pacchetti sopra le teste delle persone. Le sperimentazioni però servono proprio a questo, a studiare come potrà essere il mondo del futuro, quando al citofono, al posto di un uomo con il suo berretto colorato, troveremo un velivolo che ci dirà «Prego, firmi qui».
Corriere della Sera