Ci sono volute ben 36 ore perché l’Isis rivendicasse l’attentato di Nizza, definendo Bouhlel come «un soldato del Califfato» e precisando, in modo anonimo e sbrigativo, che «è uno dei nostri». Perché l’Isis, che di solito è molto più sollecito a diffondere le sue rivendicazioni nel caso di tutti gli attentati che hanno la massima rilevanza internazionale come quello di Nizza, questa volta ha aspettato così a lungo? Perché, evidentemente, questo attentato non era stato realizzato d’intesa con l’Isis (che altrimenti avrebbe avuto modo di preparare, oltre alla logistica, anche un comunicato). In poche parole, l’Isis è stato preso in contropiede dall’operazione sulla Promenade des Anglais di cui non sapeva nulla.
In secondo luogo, proprio perché si era trattato di un attentato non programmato dal centro, l’Isis, che non è certo un’organizzazione di marginali, di impulsivi o di sprovveduti, aveva bisogno di valutare la convenienza di attribuirsene la responsabilità, soppesando attentamente i pro e i contro, visto che questa valutazione non l’aveva potuta fare, prima che gli assassinii venissero compiuti.
Mahaamed Lahouaiej Bouhel (d’ora innanzi MLB) aveva più il profilo di uno squilibrato violento e sbruffone che quello di un jihadista. Era, in sostanza, un piccolo delinquente recidivo. Picchiava ripetutamente la moglie che, non solo ottenne il divorzio ma venne anche protetta da una sentenza emessa dalla magistratura francese che vietava a MLB di avvicinarsi all’abitazione dell’ex consorte. MLB inoltre non frequentava la moschea. Beveva alcolici gagliardamente e pubblicamente, senz’alcun ritegno. Faceva bodybuilding al fine di accrescere il suo appeal nei confronti delle donne anche senza trovare, dice chi lo conosce, riscontri visibili alle sue ambizioni.
Inoltre era sprovvisto di armi. L’unica arma a sua disposizione era un camion, cosa per lui non difficile da trovare perché era anche lo strumento del suo lavoro. Invece, per procurarsi una pistola (non un mitra), MLB, che evidentemente non aveva altri punti locali di riferimento, si è dovuto rivolgere alla malavita tunisina che, a sua volta, per questo genere di operazioni da due soldi, si appoggia, di solito,alla delinquenza bosniaca presente sulla Costa Azzurra.
Insomma se MLB era «un soldato del Califfato» era piuttosto trascurato dal Califfato che non gli ha dato neanche una mano. I media, che in questa vicenda, pur essendo rappresentati da una imponente mandria di cronisti, hanno trovato ben poche notizie sul terreno come facevano un tempo i cronisti di nera che si muovevano come dei segugi. Per rendere verosimile l’appartenenza all’Isis di questo sbandato hanno inventato la sua inverosimile «marcia a marce forzate verso l’Isis». Il suo percorso di maturazione jihadista, ammettono tutti, sarebbe durato meno di due settimane. Come San Paolo che, cadendo da un cavallo imbizzarrito, vide nel cielo il dardo luminoso di Dio e si convertì all’istante.
Lo storytelling mediatico è patetico: racconta che l’8 luglio (sei giorni prima della strage di Nizza) MLB si liberò dell’ultima bottiglia di vino che, in dispregio ai precetti del Corano, aveva ancora nel suo appartamento e la regalò alla sua vicina di casa che, ovviamente, è rimasta senza nome.
Tutta questa descrizione è stata fatta per poter dimostrare che MLB è uno dell’Isis. Come se questa sua appartenenza riducesse il terrore sprigionato dal suo attentato. Sennonché è proprio se MLB è un cane sciolto (come io credo sia, in base ai molti indizi che ha rapidamente esposto) che il suo gesto diventa spaventoso. Vuole infatti dire che l’Isis, in Europa, può agire, non solo con i suoi quadri suicidi ben allenati a fare stragi ma anche con dilettanti raccattati strada facendo, e privi di speciale indottrinamento o allenamento, ma tuttavia idonei a fare stragi imponenti e terribili.
Questo vuol dire che il mito del vendicatore islamico può essere una motivazione valida per compiere delitti anche da parte di islamisti dilettanti, della domenica. Fermare i militanti gallonati dell’Isis è un’impresa difficilissima. Ma prevenire tutti i giovani sradicati del mondo musulmano, che vivono il loro insuccesso esistenziale come una colpa dell’Occidente che non li vuole integrare (anzi, che vuole annientarli), è del tutto impossibile perché non lasciano tracce, non suscitano allarmi. Nessuna polizia o servizio antiterroristico è in grado in intercettare uno come MLB che diventa terrorista nel giro di 15 giorni. Ecco perché ci sarebbe da augurarsi che MLB sia un militante dell’Isis. Purtroppo non lo è, anche se ha fatto più vittime di quante un solo terrorista regolare dell’Isis sia mai riuscito a fare sinora in Europa.
ItaliaOggi