Prende il via il piano di rilancio di Mareblu: l’azienda di conserve ittiche focalizza l’attenzione sulla lavorazione sul luogo della pesca e sulla semplicità del processo impiegato per il suo tonno, ovvero la cottura a vapore e la conservazione in olio d’oliva. Aspetti, questi, che sono stati messi al centro della campagna di comunicazione televisiva partita nei giorni scorsi, cui si affianca una rivisitazione delle confezioni e della presenza online. A livello di prodotti, il brand cavalca il trend della salute con Leggero, tonno con il 60% di grassi in meno rispetto a quello tradizionale, ed è entrato anche nel mondo dello sgombro. L’obiettivo per quest’anno è crescere del 10% rispetto al fatturato di 80 milioni del 2015. «L’obiettivo del rilancio è diventare un solido player nel mercato delle conserve ittiche, con un piano da quattro anni», spiega Matteo Scarpis, direttore generale di Mareblu, che dal 2010 è parte di Thai Union Group, colosso del settore che ha 12 marchi nel mondo. «Il nostro è un mercato particolarmente tradizionale e sano, ma caratterizzato da un approccio di costruzione di una commodity legata al prezzo, ai volumi e all’aspetto promozionale: noi vogliamo invece avere un’attenzione particolare nel portare valore al consumatore e ai clienti. Nel passato la nostra strategia era più orientata ad avere un prodotto di buona qualità al miglior prezzo possibile; oggi, pur mantenendo questo principio di accessibilità, vogliamo concentrarci molto di più sui bisogni del consumatore». Per farlo l’azienda punta «innanzitutto sull’unicità, che significa differenziarsi grazie alla lavorazione sul luogo di pesca, perché siamo in grado di pescare e produrre nella stessa area, il che ci consente di avere un controllo della filiera elevato e di garantire che tutto avvenga nel più breve tempo possibile», continua il manager. Non per nulla, anche la strategia di comunicazione mette al centro questo aspetto nella nuova campagna tv, che pesa per l’80% dell’investimento (che è top secret), ideata da Havas WorldWide Milan, la cui programmazione è stata curata da Mediavest, in onda dal 20 aprile sulle principali reti generaliste e del digitale terrestre. C’è anche una parte digitale (cui è destinato il restante 20%), sui social network e attraverso nuovi siti (a cura di Tribe Communication e Shaman) mareblu.it, dedicato al marchio e ai prodotti con anche un blog a tema benessere, e mareblu.it/lavitainblu, in cui si dà spazio ai temi relativi alla sostenibilità. È stato cambiato anche il packaging (curato da Hi!), «facendo leva sull’aspetto di naturalità e sul legame con il mare», osserva Scarpis. «Inoltre lavoreremo sul punto vendita con una presenza molto visibile per generare valore sia per i consumatori sia per i clienti». L’altro filone su cui l’azienda sta investendo è «la qualità dei prodotti, rivedendo il livello qualitativo non solo per il tonno ma anche per gli sgombri, una categoria in cui siamo entrati anche per offrire un più ampio portafoglio di prodotti, con controlli e processi produttivi elevati e una selezione della materia prima attenta», sottolinea il direttore generale. «Stiamo cercando anche di sviluppare innovazione: per esempio con gli sgombri in latta in quattro versioni diverse da 90 grammi, per stimolare il consumatore a entrare nella categoria, oppure Mareblu Leggero, introdotto di recente, cavalcando il trend dell’onda salutistica. Per il futuro ci saranno nuovi lanci a livello di prodotti: continueremo a costruire soprattutto sulla piattaforma degli sgombri, con cui abbiamo fatto il primo passo fuori dall’ambito del tonno». Il mercato delle conserve ittiche in Italia vale circa 1,3 miliardi di euro, e per l’85% è fatto dal tonno. «È un mercato che non è mai sceso: il tonno è in crescita a valore più che a volume, questo perché è una categoria salutare e, per quanto riguarda l’anno scorso, la stagionalità ne ha favorito i consumi. Gli altri tipi di prodotti nel settore delle conserve ittiche aumentano in maniera più forte, per esempio lo sgombro ha segnato un +20-30%. A livello di target ci concentriamo sulle famiglie medio giovani, con figli piccoli o adolescenti», conclude Scarpis.
Irene Greguoli Venini, ItaliaOggi