di Paolo Siepi
Adesso vogliamo il matrimonio tra preti e diacone, o almeno un’unione civile. Jena. La Stampa.
Sequestrato dalla Finanza un tratto dell’austostrada Salerno-Reggio Calabria. Ah, ecco dov’era. Spinoza.it.
L’incerto dibattito televisivo, smarrendosi, diventa un talk-boh. Dino Basili, Doremifax.
Era talmente egoista che nelle gare di staffetta non passava il testimone. Enrico Vaime, Gli amori finiscono, non preoccupatevi. Aliberti editore. 2016.
Non si usa quasi più il verbo pregare, sostituito da pagare, simbolo di una religione ormai unica. Massimo Bucchi, ilvenerdì.
Duro ammetterlo, ma se non si riconosce il demerito non si potrà mai valorizzare il merito. Vittorio Zucconi. la Mescolanza.
Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto. Indro Montanelli. La Mescolanza.
Un pezzo grande della minoranza del Pd, a lungo umiliata, vede nelle disgrazie giudiziarie del partito un ghiotto elemento di vendetta e dimostra quasi riconoscenza a certi giudici. Rino Formica, 89 anni, ex ministro sota ai tempi di Craxi (Fabrizio Roncone). Corsera.
(Al datore di lavoro della moglie) – Senti, eravamo d’accordo di non farle acquisire professionalità. Se tu gli esalti le individualità, lei prende coscienza dei suoi mezzi, si mette in testa di fare la patente e magari con quello che ha imparato mi va in ufficio a Milano. Così mi finisce palificata senza ritegno dal capoufficio sulla scrivania. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
L’avvocato Coppi mi diceva che la legge è uguale per tutti ma i giudici no. Spesso i magistrati migliori sono quelli sconosciuti. Giulia Bongiorno, avvocato (Piero Senaldi). Libero.
Allo scopo di battere le strategie della controrivoluzione, nel settembre del 1977 intellòs francesi e arditi italiani del supercomunismo si diedero convegno a Bologna, roccaforte «berlingueriana». Fu una kermesse indimenticabile, alla quale parteciparono sprizzando fiamme dagli occhi e dal naso terroristi, fricchettoni, antipsichiatri, giornalisti complessati, borghesi problematici. Diego Gabutti. Sette.
«Andava combattendo ed era morto»: questa dovrebbe essere la nostra insegna secondo i democristiani. Ma non si accorgono di essere morti loro, che stanno preparando il piatto ai comunisti pur di arraffare tutto il possibile. Leo Longanesi, il Borghese. Estate 1957.
Siamo partiti col piede sbagliato? No, il piede va bene, è il passo che era più piccolo della gamba: sembriamo immobili, immobili sfitti, fatiscenti, così opachi da dover far brillare, e poi sostituire non con altri immobili né parchi, fermi nella generosità, ma con parchi in altro senso e in natura. E per fortuna la natura, non è solo umana. Alessandro Bergonzoni, scrittore satirico. Ilvenerdì.
A ben guardare, il fenomeno Juventus è una parabola di come l’Italia potrebbe uscire dalla crisi. Basterebbe smetterla di fare i furbi e tornare a essere intelligenti. Dieci anni da Calciopoli aveva umiliato la signora del calcio italiano, togliendole l’onore e due scudetti e precipitandola in serie B. È il punto più basso della storia bianconera, ma si rivelerà una straordinaria occasione. Curzio Maltese. ilvenerdì.
L’altro giorno al mare ho fatto un tuffo e sott’acqua ho trovato un marocchino che voleva lavarmi il vetro della maschera. Teo Teocoli. Gino&Michele, Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Baldini&Castoldi, 1995.
Franco Zeffirelli: A 93 anni, ancora in attività, viene ricevuto in udienza da papa Francesco, commosso dopo la visione di Fratello sole sorella luna. Dice il regista: «Non ho mai considerato questo lavoro come un mezzo per far soldi, ma come un privilegio. Che dovevo ripagare restituendo agli altri ciò che esso regalava a me: la bellezza». Lo ha fatto con gli interessi. Grazie, maestro. Stefano Lorenzetto, Arbiter.
In una lite furiosa, stesi Gerard Depardieu con un cazzotto. Lui era ubriaco dopo una serata al Jackie O’. Scattai una foto e lui provò a colpirmi ma mi mancò. Io invece lo presi bene. Mick Jagger invece mi ruppe la macchina fotografi ca, mi dovette risarcire con 1.700 sterline, con cui aprii il mio primo conto in banca. Umberto Pizzi, fotografo (Paolo Dimalio). Il Fatto.
Il professor Franco Romeo, non ha solo il merito di essere uno dei più grandi cardiologi viventi, che ha restituito la vita a tanti cardiopatici morenti, ma, quattro anni fa, mi ha preso per i capelli (impresa a dir poco disperata) davanti a un piatto di bucatini all’amatriciana, strappandomi a Caronte che mi stava aspettando sulle sponde dello Stige (fece bene? Fece male? Chi lo sa?). Come se non bastasse, ma con Romeo non basta mai, l’altra notte, per un improvvido calo di pressione (premetto che sono iperteso) a quaranta (anticamera dell’aldilà) si è precipitato alle tre a casa mia per soccorrermi e ancora una volta sottrarmi alle cesoie di Atropo. Roberto Gervaso, Alle cinque della sera di Cesare Lanza.
Una volta eravamo seduti insieme al bar Rosati, a Roma. Ad Elsa Morante si avvicinò un gruppo di giovani. Lei pensava che fossero lì per farle i complimenti, invece urlarono: «Ah Elsa, dacce ‘na sigaretta». Rispose con un bel «Vaffanculo». Elsa, Parise, Cassola, Volponi erano scrittori di una levatura che non si vede più. Vogliamo dirla tutta? Sono rimasto sorpreso dal clamore sui quotidiani per la morte di Umberto Eco. Sembrava che fosse morto Alessandro Manzoni». Eco era certo un intellettuale raffi natissimo, un professore di grande intelligenza, ma come scrittore… era un giocoliere del romanzo. Quando è morta Fabrizia Ramondino, che era una grande scrittrice, non se l’è filata nessuno. Il mondo è davvero strano. Giorgio Montefoschi, scrittore (Vittorio Zincone). Sette.
Una della cose che più amo di Milano è la sua eccezionale vita culturale: musei come Palazzo Reale che sembra avere una mostra nuova ogni settimana o due, fantastiche istituzioni come Brera e l’Ambrosiana. Adoro scoprire anche piccole realtà come il Poldi Pezzoli, il Bagatti Valsecchi o novità straordinarie come la Fondazione Prada. E il Museo della scienza e della tecnologia. Sorprendente. Anche questo è il dinWamismo di Milano, credo che molti americani ci vengano solo per i musei. Anch’io, se avessi più tempo, lo passerei lì . Phlip T. Reeker, console statunitense a Milano. Il Giorno.
La donna, antropologicamente, è colei che dà la vita e quindi la ama, mentre il maschio, fuco transeunte e malinconico, è animato da un oscuro istinto di morte. Massimo Fini, saggista. Il Fatto.
Quando non si sa cosa dire o cosa scrivere si ricorre a una metafora. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, Italia Oggi