Sarebbe un bel segnale, la prova che la moda è quasi il sigillo stilistico del mondo globale, se il gran direttore artistico della maison Chanel, l’ottantaduenne Karl Lagerfeld, una vera icona dello stile, chiudesse la sua carriera a Cuba, dopo il suo ultimo défilé a L’Avana martedì 3 maggio.
E’ da tempo che nel pettegolissimo «fashion world» se ne parla, ma ora sembra davvero arrivato il momento dopo 33 anni di onorato servizio nella mitica maison parigina fondata nel 1910 dalla leggendaria Coco Chanel e diventata nel tempo un colosso da 6,5 miliardi di fatturato (sommando prêt-à-porter, abbigliamento, profumi e accessori) con una redditività impressionante: 1,2 miliardi di utile netto secondo le stime, mai smentite, di Bloomberg che ogni anno analizza i suoi bilanci.
L’uscita annunciata di Lagerfeld viene, anzi, collegata all’uscita di un’altra etoile della moda, lo stilista Hedi Slimane (padre tunisino, madre italiana, sarta che ha trasmesso al figlio i geni dello stile e dell’arte) che ha lasciato da poco la maison Yves-Saint-Laurent (gruppo Kkr del finanziere François-Henri Pinault) e che, quindi, potrebbe degnamente sostituire l’anziano couturier tedesco che, oltre a disegnare le collezioni di Chanel, da anni è anche direttore artistico di casa Fendi.
La conferma ufficiale dovrebbe arrivare a giorni, ma gli osservatori, i fashion-watcher la danno ormai per certa e, a riprova, forniscono un’ulteriore argomentazione.
Dopo anni di distacco dalla maison (ma non di stacco delle sue ricche cedole), i due proprietari del gruppo Chanel, i fratelli Alain (67 anni) e Gerard (66 anni) Wertheimer, nipoti del banchiere ebreo André Wertheimer che negli anni 30 ebbe l’intuizione di finanziare la giovane Coco in fase di crescita dopo la Grande Depressione (oggi si direbbe una start-up della moda), hanno deciso di riprendere le redini dell’azienda e di preparare la successione sia dal punto di vista imprenditoriale (uno dei figli di Alain, laureato ad Harvard, ha tutte le caratteristiche per diventare il Pdg del gruppo) sia dal punto di vista stilistico, accompagnando verso la «rétraite», la meritata pensione un personaggio come Karl Lagerfeld.
Un doppio passaggio di testimone, insomma, che i due fratelli Wertheimer, tra gli uomini più ricchi di Francia (accreditati dal mensile Challenge di un patrimonio personale di 9,5 miliardi di euro a testa), vignobles di gran lusso, produttori di vini pluripremiati (Château Ranzau-Segla nel Margaux, Château Canon a Saint-Emilion), vogliono gestire da qui ai prossimi due-tre anni in modo da definire «la feuille de route pour l’avenir», tracciare la rotta per gli anni a venire, come dice a ItaliaOggi un banchiere d’affari, il quale ricorda il caso di Axel Dumas, il gestore di Hermès, che ha fatto una decina d’anni di «apprendistato» nell’azienda prima di prenderne il controllo.
Ora i tempi sono cambiati ed è tutto molto più veloce.
E il mondo della moda ha bisogno di gerent, di top manager giovani in sintonia con i continui e repentini «cambio di passo» dello stile. I top manager di Chanel non hanno queste caratteristiche, sono piuttosto agé, quasi tutti sessantenni e ultrasessantenni, e per questo i Wertheimer hanno deciso di sostituirli.
Per esempio, Philippe Mougenot, 61 anni, per 17 responsabile del ricco settore gioielli e orologeria: via, in pensione. Ancora, il settore profumi e cosmetica, vero pilastro economico del gruppo, alla cui guida c’era da tempo immemorabile Andréa d’Avack, 64 anni: anche lui via, in pensione. Resiste ancora il responsabile del business-moda, Bruno Pavlovsky. Ma non per molto. La rivoluzione in casa Chanel è solo all’inizio.
Italia Oggi