Entro settembre il closing. Per il momento non è previsto un cambio ai vertici della pay tv. Allo studio operazioni commerciali e industriali con Telecom
I manager di Vivendi vanno e vengono da Cologno Monzese (dove oggi l’assemblea degli azionisti approverà i conti 2015) per completare la due diligence che porterà al closing dell’operazione con Mediaset e che, entro l’estate, vedrà passare il 100% della pay tv Premium al gruppo francese, e uno scambio incrociato del 3,5% di azioni tra il Biscione e Vivendi stesso.
Per il momento sia Marco Giordani, presidente di Premium, sia Franco Ricci, amministratore delegato, restano al loro posto.
Ma è abbastanza logico che, da settembre, col cambio del socio di riferimento, qualcosa muterà anche ai vertici della pay. Anche perché gli azionisti di Vivendi non vogliono in nessun modo ripetere l’esperienza di Canal+, gruppo televisivo che controllano e che, in Francia, da quattro esercizi chiude con notevoli rossi di bilancio. Nella cassa di Premium si ritroveranno circa 120 milioni di euro (nella gran parte frutto della passata vendita dell’11,11% di Premium a Telefonica), che magari potranno usare per sistemare i conti dei prossimi esercizi, considerato che il 2015 di Mediaset Premium spa si è chiuso con perdite per 83,88 milioni di euro su 641 milioni di ricavi per oltre 2,1 mln di abbonati.
Ma gli uomini di Vivendi spingeranno soprattutto su operazioni commerciali e industriali incrociate con Telecom Italia (di cui Vivendi è il maggiore azionista col 24,9%), per risalire velocemente la china.
Non sono infatti tollerate perdite croniche. Tanto che nella relazione finanziaria del bilancio 2015 di Vivendi si fa esplicito riferimento al caso dei «sei canali di Canal+ in Francia che perdono soldi da quattro anni. Nel 2015 perdite per 264 milioni, dopo i 188 milioni di rosso del 2014. Per uscire dalla crisi (ricetta che potrebbe servire anche per l’Italia, ndr) bisogna restaurare la percezione del valore dell’offerta per l’abbonato, aumentare gli investimenti nelle produzioni originali e nei contenuti premium, migliorare l’esperienza nel mondo pay di Vivendi per l’abbonato. Negli ultimi due esercizi Canal+, in Francia, ha già investito 1,5 miliardi di euro, e Vivendi non ha i mezzi per supportare all’infinito questa situazione». Peraltro il gruppo Canal+, nel suo complesso e valutando pure i business internazionali, ha un risultato operativo positivo per 542 milioni di euro (erano 618 mln nel 2014) su un totale ricavi di 5,513 miliardi di euro (5,456 mld nel 2014).
Restando al solo comparto televisivo, Canal+, in Francia, controlla sei canali a pagamento (Canal+, Cinema, Sport, Family, Serie e Dècalè, ovvero il canale a orari sfalsati rispetto ai precedenti), ne edita un’altra ventina in partnership, e gestisce una piattaforma pay che ospita oltre 150 canali. È attivo pure nella tv free d’Oltralpe, e controlla e gestisce offerte di pay tv in oltre 30 paesi africani, in Polonia, in Vietnam e nei paesi d’Oltremare.
Tanto per avere una idea del peso dei singoli business di Canal+, la pay tv in Francia vale 3,383 miliardi di euro (3,454 mld nel 2014), con 5,746 milioni di abbonati (6,062 mln nel 2014). La tv in chiaro, sempre in Francia, fattura 203 milioni di euro (196), mentre la pay tv in Polonia, per Canal+, produce ricavi per 500 mln di euro (515 mln nel 2014) con 2,119 mln di abbonati (2,146 mln). Diciamo che l’investimento italiano in Premium ha quindi, al momento, un peso analogo a quello polacco nelle logiche del gruppo Vivendi. Dai paesi d’Oltremare arriva un fatturato pay di 413 milioni di euro (406 mln) con 499 mila abbonati (494 mila), dall’Africa di 400 milioni di euro (312 mln) con un boom di abbonati, passati a quota 2,073 mln dagli 1,552 mln del 2014. E il Vietnam vale 51 milioni di euro di ricavi (40 mln nel 2014) per 804 mila abbonati (794 mila).
Infine, piccola nota di colore sui guadagni dei manager Vivendi, un gruppo che nel suo complesso vale 10,7 miliardi di ricavi: il presidente Arnaud de Puyfontaine nel 2015 ha avuto una retribuzione lorda di 3.392.000 euro, il direttore finanziario Hervé Philippe di 2 milioni, così come il direttore delle operazioni Stephane Russel. Insomma, il presidente di Publitalia, Giuliano Adreani (3.786.608 euro nel 2015) e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri (3.584.650 euro) non li batte nessuno, neppure a Parigi.
Italia Oggi