“Il contratto unico non mi troverebbe d’accordo”. Lo ha ribadito il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. “Credo nel modello del contratto nazionale di lavoro, l’ideale e’ un contratto nazionale di lavoro per grandi categorie, in numero strettamente minore di quello attuale – ha sottolineato Squinzi a la7 – che contenga tutte le flessibilita’ per le aziende e per i lavoratori”. Per Squinzi e’ meglio portare avanti i contratti di categoria “magari semplificati o accorpati che permettano alle aziende di assumere i lavoratori a tempo indeterminato”. E ancora. “Sulla legge di stabilita’ e’ emerso un quadro realistico di poche risorse disponibili, quindi chiediamo di concentrarle sugli interventi per la crescita”. Nuove tasse? “Per il momento sembrerebbe di no”, ha osservato sottolineando che Confindustria ha chiesto quindi di puntare su “misure per la crescita”, ed in particolare “una riduzione dell’Irap tra 1,5 e 2 miliardi, ed incentivi di carattere fiscale per la ricerca”.
“Servono una decina di miliardi solo per stabilizzare gli 80 euro. Noi ci aspettiamo che vengano messi a disposizione i fondi per ridurre l’Irap, e chiediamo incentivi fiscali sulla ricerca. Chiediamo che alcune tasse, come l’Imu sui capannoni delle fabbriche, vengano eliminate, sono inaccettabili”, ha continuato. “Il deficit dovrebbe assestarsi al 2,9-3%, Renzi ha confermato che non si sforera’ il tetto” del 3% del rapporto defcit/Pil nel 2015, ha aggiunto Squinzi. “Renzi “mi sembra un buon politico per la voglia di incidere sui nodi e di trovare delle soluzioni”, ha concluso. La Confindustria e’ contenta se il jobs act diventera’ legge, ha precisato Squinzi. e’ sentito parlare in questi giorni (il testo preciso non lo abbiamo ancora) io personalmente come presidente di Confindustria e la mia base associativa, pensiamo che il lavoro debba essere riformato in Italia”, anche – ha aggiunto Squinzi – “passando sull’articolo 18 che e’ un fattore di non competititvita’ del Paese, e’ un fattore che ritarda gli investimenti esteri nel nostro Paese e di tanti imprenditori italiani”.
AGI