Tv, il 36% degli italiani usa servizi on demand a pagamento. Oltre un terzo dei telespettatori italiani (il 36%) usufruisce di servizi on demand a pagamento, dato significativo anche se sensibilmente al di sotto della media europea (pari a 50%) e global (pari a 65%). I dati emergono dalla Global Video on Demand Survey di Nielsen eseguita su un campione di oltre 30 mila individui in 61 Paesi, tra i quali l’Italia. Secondo l’indagine, quanti accedono ai contenuti «su richiesta» da smartphone e tablet sono rispettivamente il 48 e il 38%, anche se la visione da schermo di dimensioni più grandi è ritenuta più coinvolgente. In media la fruizione dell’on demand avviene a mezzo di 2-3 device. Il 39% ama utilizzare i social media durante la visione (49% media Ue) per interfacciarsi con gruppi di interesse che del programma condividono spesso una conoscenza approfondita. «L’attuale universo mediatico risulta complesso e in permanente evoluzione», ha dichiarato l’a.d. di Nielsen Italia Giovanni Fantasia. «La crescita dei servizi on demand può costituire un’opportunità di sviluppo per i vari player dell’ecosistema media. Per gli investitori pubblicitari e i fornitori di contenuti risulta sempre più vitale non solo capire come sta cambiando lo scenario, ma soprattutto perché cambiano le dinamiche di approccio dei consumatori. Dobbiamo chiederci che impatto avrà la diffusione dell’on demand sulle nostre modalità di intervento nel mercato. La possibilità di accedere ai contenuti televisivi quando, come e dove si vuole sta rappresentando la reason why a partire dalla quale gli spettatori scelgono l’on demand. D’altra parte a livello globale ben il 72% degli intervistati nell’ambito della Nielsen Global Video on Demand Survey dichiara di desiderare una scelta a più ampio spettro di programmi. Come si vede, la domanda di personalizzazione del palinsesto riserva ancora margini di crescita».
Usa contro l’acquisto di quotidiani concorrenti da parte di L.A. Times. Il dipartimento di giustizia americano ha presentato una causa contro Tribune Publishing Company, editore di Chicago Tribune e Los Angeles Times, per bloccare l’acquisto di due quotidiani californiani. Il governo americano sostiene che l’operazione violi le regole antitrust, visto che il Register e il Press-Enterprise, due giornali locali californiani, sono diretti concorrenti del Los Angeles Times. Facendo riferimento ai quanto scritto in una nota del dipartimento americano, nella contea di Orange, il L.A. Times e il Register rappresentano il 98% delle vendite di quotidiani, cosa che darebbe al Tribune una posizione di monopolio dell’informazione. Nella contea di Riverside, invece, il L.A. Times e il Press-Enterprise, coprono l’81% delle vendite.
Giornalisti, il consiglio di stato boccia l’equo compenso. Il consiglio di stato ha confermato l’annullamento della delibera sull’equo compenso che era stata votata il 19 giugno 2014 da governo, Fnsi, Fieg e Inpgi e contro la quale aveva presentato ricorso l’Ordine dei giornalisti. «Per il consiglio di stato», fa sapere l’Odg, «un compenso può definirsi equo se è coerente con quello previsto dai contratti collettivi».
Fedoweb rinnova brand e portale web. L’associazione che riunisce editori e operatori online in Italia rinnova la propria immagine presentando il nuovo logo, rappresentato da un ponte blu su sfondo bianco, e un nuovo sito web (www.fedoweb.it), rivolto a soci, giornalisti e istituzioni interessati a temi quali privacy, digital tax, pubblicità online, concorrenza con i colossi del web e mercato unico digitale europeo.
Italia Oggi