«Detassare gli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici»: è una misura attesa dal direttore generale della Fieg Fabrizio Carotti, quella contenuta come criterio di delega del ddl sull’editoria che inizia in questi giorni il suo percorso parlamentare al senato, dopo l’approvazione da parte della camera dei deputati. Certo è che il settore si trova in uno stato d’emergenza. Due le soluzioni: dare un nuovo impulso al consumo dei prodotti culturali da parte delle famiglie è alla base della prima delle due misure condivise dalle sette organizzazioni, illustrata dal direttore dell’Aie Alfieri Lorenzon, consistente in una detrazione dalle imposte sul reddito delle persone fisiche per gli acquisti di libri, quotidiani e periodici in formato cartaceo o digitale, pari al 19% dell’importo speso nel corso dell’anno. E rilanciare gli investimenti pubblicitari, con la loro funzione prociclica di spinta ai consumi e, nello stesso tempo, garantire risorse a quotidiani e periodici, veicolo di cultura e libertà. Contrariamente a quanto sperato dagli addetti non c’è stata l’attesa ripartenza del mercato e sono ingenti le perdite rispetto ai valori pre-crisi: è quanto emerge dall’analisi annuale dell’andamento del settore, condotta dalle associazioni del comparto, rappresentate oltre che da Carotti e Lorenzon, dai direttori di Assocarta Massimo Medugno e di Assografici Claudio Covini. Il fatturato complessivo delle imprese è a quota 30.632 milioni di euro. Dall’indagine, intitolata «Più lettura, più comunicazione» e realizzata da Fieg, Acimga, Aie, Argi, Asig, Assocarta, Assografici, emerge che è ancora debole la domanda interna dei prodotti della filiera. L’export 2015 resta l’elemento trainante, anche se preoccupa la modestissima dinamica (+0,3% rispetto al 2014). L’occupazione diretta di 197 mila addetti nel 2015, in calo dell’1,2% rispetto ai 200 mila del 2014, pari al 5% dell’occupazione manifatturiera complessiva. Un’occupazione diretta «indotta» nei settori a valle valutata in circa 490 mila unità, per un numero complessivo di addetti diretti e indiretti pari a 687 mila unità.
Gianfranco Ferroni, Italia Oggi