Gli scambi di accuse tra i due armatori hanno sullo sfondo la competizione sulle rotte per la Sardegna: un mercato aperto da un intervento dell’antitrust sulla gestione Moby-Tirrenia e dalle previsioni di un prossimo boom turistico
«Più minacce riceveremo e più linee con la Sardegna saranno inaugurate». Bastano queste poche parole pronunciate a caldo da Manuel Grimaldi, ampoule presidente di Grimaldi Lines, per capire il livello dello scontro in atto tra il suo gruppo e quello guidato da Vincenzo Onorato, patron di Moby Lines e di Tirrenia, storica compagnia di navigazione pubblica italiana, controllata da luglio scorso al 100% dall’armatore napoletano. Il primo è uno dei più importanti operatori di navi ro-ro e ro-pax nel mondo con una flotta di oltre 100 unità, più di 10mila dipendenti e un giro di affari di quasi 3 miliardi di euro. Della sua galassia fanno parte anche la Finnlines e la greca Minoan che, nel settore passeggeri, sono leader di mercato rispettivamente nel Mar Baltico e nei collegamenti tra Italia e Grecia, e in quelli tra il Pireo e l’isola di Creta. Moby Lines è invece un gruppo con un business focalizzato quasi esclusivamente in Italia e un fatturato che sfiora i 300 milioni di euro, con oltre 40 navi e più di 1000 dipendenti. Gruppo che, dopo aver messo le mani su Tirrenia liquidando i soci di minoranza (fondo Clessidra, Shipping Investments e Gip) con un’operazione da 100 milioni di euro, ha visto aumentare la sua massa critica. E oggi può contare anche su una flotta ulteriore di 16 navi e su un giro di affari di 348 milioni di euro (che includono i 72 milioni di aiuti di Stato che l’ex compagnia pubblica continua ancora a percepire). Il terreno di scontro dei due armatori napoletani sono i collegamenti ferry per la Sardegna. Regione ritornata nell’ultimo anno al centro dei flussi turistici che contano, dopo un lungo periodo di impasse: dal 1° gennaio al 31 ottobre 2015, secondo i dati della Regione Sardegna, gli arrivi sono stati 2,5 milioni, quasi 200 mila in più dei primi 10 mesi del 2014, anno in cui peraltro i segnali di ripresa si erano già intravisti (+10% sul 2013). Numeri che hanno permesso all’isola di recuperare nell’ultimo biennio quasi il 20% dei flussi. «Per il 2016 – anticipa Francesco Morandi, assessore al Turismo della Regione Sardegna – le nostre previsioni stimano una crescita del 6-7%». E’ su questo mercato che Grimaldi ha deciso di scommettere, considerate anche le condizioni congiunturali favorevoli rese possibili principalmente dalla riduzione del prezzo del carburante. L’obiettivo dichiarato è di sbaragliare il quasi monopolio di Onorato sull’isola. «Il mercato dei collegamenti con la Sardegna vale 500 milioni di euro l’anno in termini di noli marittimi e prezzi dei biglietti – ammette Grimaldi – Vogliamo arrivare a coprire il 50% di tutto il mercato sardo». Parole che suonano come un vero assalto alla “diligenza”, in questo caso rappresentata dalla Sardegna. Un’isola che da sempre è stata una torta spartita tra Moby e Tirrenia e che dopo l’unione dei due marchi è diventata regno assoluto di Onorato. Il patron della Balena Blu, annusato il pericolo, ha sferrato un fendente al concorrente accusandolo di «imbarcare marittimi extracomunitari su 29 navi, anche su tratte nazionali. Solo il 40% dei marittimi a bordo è italiano». La risposta di Grimaldi è sul merito: «Onorato dice cose inesatte: sulle nostre navi per la Sardegna e la Sicilia imbarchiamo solo marittimi italiani. Mentre sulle linee Italia-Grecia solo marittimi italiani e greci, inquadrati con contratto collettivo nazionale italiano. Infine, sui servizi Italia- Spagna – in accordo con le normative internazionali, Ue e italiane – imbarchiamo una parte di equipaggio di lingua spagnola per rispondere ad esigenze di sicurezza e per offrire un servizio migliore alla clientela spagnola». Secondo l’armatore, la polemica sui marittimi sollevata da Onorato serve solo a distrarre l’opinione pubblica dal vero problema: ovvero che la Tirrenia, nonostante sia oggi una società privata, continui a ricevere sovvenzioni pubbliche per servire linee su cui operano anche altri armatori concorrenti. Il paradosso è che i prezzi non sono calati, o meglio sono rimasti meno vantaggiosi rispetto alle offerte proposte dalle compagnie aeree low-cost che collegano il Continente all’isola. Chi ha optato la scorsa estate per questa soluzione, anche noleggiando un’auto per due settimane, ha pagato la metà rispetto al costo del viaggio del traghetto. Da qui la presa di posizione dell’Antitrust che, avallando ad ottobre l’operazione di esclusivo controllo di Moby su Tirrenia, ha comunque intimato ad Onorato di “cedere nel 2016 il 10% della capacità di trasporto sulla rotta Civitavecchia- Olbia ad un prezzo minore del 20% per pacchetti base (due passeggeri con auto, e due passeggeri con auto e cabina)”. Una sentenza che apre di fatto il mercato alla concorrenza. Non a caso, Grimaldi rincara la dose: «Le nostre linee faranno risparmiare 150 milioni ad autotrasportatori e passeggeri, senza percepire un euro di sovvenzioni». Un affondo, l’ennesimo, che acuisce una tenzone partita da lontano: cioè, da quando Onorato decide un anno fa di uscire da Confitarma, l’associazione degli armatori di cui Grimaldi è presidente. Coincidenza vuole che da quel momento Grimaldi apra le danze lanciando 4 nuovi collegamenti per la Sardegna (Livorno-Olbia, Genova-Cagliari, Livorno-Cagliari e Cagliari-Palermo). Linee che si aggiungono al ripristino dei collegamenti Civitavecchia-Porto Torres e Porto-Torres-Barcellona operativi tutto l’anno. E alle altre 8 linee regolari per il trasporto merci e passeggeri che collegano i porti di Genova, Livorno e Salerno con Cagliari, nonché Cagliari con Valencia. La contro-mossa di Onorato è attesa per giovedì quando l’armatore presenterà a Milano il nuovo calendario dei collegamenti di Moby e Tirrenia per il 2016, inclusi quelli per la Sardegna. E c’è da scommettere che non perderà l’occasione per sferrare un altro fendente al “nemico” Grimaldi.
di Vito De Ceglia “Repubblica”