L’attore e drammaturgo sostiene la proposta di Rosi: “Un riconoscimento per la solidarietà”
see presentazione trasmissione "Callas"” width=”291″ height=”194″ />CHE BELLA idea. Sostengo in pieno la proposta di Gianfranco Rosi di insignire del Premio Nobel per la Pace gli abitanti di Lampedusa e Lesbo. Lo sostengo come abitante di questo mio Paese. Non sarebbe solo un gesto simbolico, ma secondo me anche un riconoscimento concreto, “reale” per quello che gli abitanti di quelle isole del Mediterraneo stanno facendo ogni giorno per la sopravvivenza di altre popolazioni diverse da loro, ma che non per questo considerano “minori”. I lampedusani e gli abitanti di Lesbo hanno dimostrato a tutta l’Europa che si può essere solidali e tolleranti con i migranti, che si può accoglierli senza innalzare barriere e senza che per questo la propria vita venga sconvolta.
Non ho ancora visto Fuocoammare il film di Rosi con cui mi congratulo sia per l’idea che per i riconoscimenti ricevuti, ma ho letto che il documentario non concentra l’attenzione sui naufraghi ma soprattutto sugli abitanti di Lampedusa, sui pescatori, sui giovani che proseguono la loro vita senza scatenare odi o forme di intolleranza, sull’impegno dei volontari, dei militari italiani, dei medici che per primi raccolgono in mare i disperati, li rianimano e rifocillano e dal porto poi li portano al Centro per l’identificazione. È un lavoro duro, per le tante ore di impegno di giorno e di notte. È un gesto col quale non ricercano né plauso né vantaggi. Di fronte a tale miseria e dolore sarebbe più facile voltare la testa. Ma loro sentono il dovere civile di portare aiuto e solidarietà.
Certo, sono le scelte politiche delle nazioni che decidono i destini di questi migranti, ma che il loro primo approccio in Europa sia un contatto umano, un’attenzione, sia cioè nel segno della solidarietà non nel segno della “real politik” mi fa sentire orgoglioso di scoprire dei miei connazionali degni di rappresentarci anche se spesso non lo meritiamo.
di Dario Fo da “Repubblica”