Il governo punta sull’ex Nato a Bagnoli. Le altre proposte presentate a Roma. L’azienda vuole insediarsi già a luglio
Il “dossier di localizzazione” della sede Apple a Napoli è quasi pronto. “Stiamo preparando alcune integrazioni ai materiali già forniti al governo ed alla Apple. Non è ancora deciso dove l’azienda di Cupertino insedierà il suo sviluppatore di App. Le proposte più forti restano quelle della ex Nato a Bagnoli (come fu anticipato da “Repubblica”) e del complesso universitario di San Giovanni a Teduccio che è già pronto ad ospitare la Apple. Sappiamo, here però, che al tavolo romano sono giunte altre offerte” afferma il professore Giorgio Ventre, direttore del dipartimento di Ingegneria informatica della Federico II e delegato del rettore sulla materia.
L’Enel, ad esempio, propone una delle sue torri (vuota e con gli impianti giusti, ma con ambienti un po’ angusti, essendo ex uffici, rispetto alle esigenze della multinazionale); Intesa San Paolo ha offerto un’altra sede, la Cassa Depositi e prestiti suggerisce un immobile della Difesa, magari il vecchio arsenale dell’esercito, proprio a Bagnoli. Bagnoli è il sito sul quale punterebbe il governo, nonché la Regione: una mossa strategicamente funzionale alla politica, per dimostrare che l’area di Bagnoli riparte alla grande.
Ma Apple ha altre priorità. Legate innanzitutto alla tempistica: Tim Cook, l’amministratore delegato dell’azienda, accelera. Entro luglio vuole poter entrare negli spazi che saranno scelti. Entro settembre vuole cominciare i corsi per i 600 ragazzi che saranno formati come sviluppatori di App. Un’urgenza che limita la scelta ad immobili che non richiedano eccessivi interventi di ristrutturazione. Nella ex Nato di Bagnoli – perfetta per l’idea di campus cara alla Apple, idonea “alla creazione di un ecosistema” che è tra le prerogative chieste dalla multinazionale – c’è il problema degli impianti non a norma, in gran parte delle palazzine che risalgono a decenni fa. Per questo l’attenzione si è concentrata, per ora, su un solo edificio, di 10 mila metri quadrati, già cablato, per il quale la Regione ha già fatto un progetto di ristrutturazione.
Vale 400-500 mila euro all’anno di affitto, la Fondazione Banco Napoli per l’Infanzia (proprietaria dell’intera area) si accollerebbe i lavori, ma rientrerebbe delle spese con le mensilità anticipate.
L’immobile adatto alle esigenze della Apple potrebbe essere quello dov’era il Comando delle Forze Usa della Nato, lasciato appena nel 2013, già attrezzato con le indispensabili tecnologie avanzate. Ma la sede “chiavi in mano”, davvero già “abitabile”, è quella di San Giovanni, non solo già pronta, ma già integrata col sistema di laboratori dell’ateneo Federico II, che Apple ha individuato come partner e che da settembre porterà lì, nell’area della ex Cirio, una fetta significativa dei suoi corsi di Ingegneria (circa un terzo). Sede adatta anche, in prospettiva, ad un eventuale ampliamento degli spazi di Apple.
Il confronto sul dossier si terrà a Roma nel corso della prossima settimana, poi gli americani verranno per i sopralluoghi alle varie sedi proposte e decideranno quale fa al caso loro. “A Palazzo Chigi è affidata, per il momento, solo la fase istruttoria – aggiunge il rettore Gaetano Manfredi – ma sarà Apple a dire l’ultima parola. Ci hanno chiesto materiale integrativo sulla sede di San Giovanni. Vedremo”. Entro i prossimi dieci giorni, visto in settimana il dossier, un delegato di Apple incontrerà direttamente Matteo Renzi e per la metà di marzo la riserva sulla sede sarà sciolta.
Sul fronte dei posti di lavoro, il modello proposto da Apple è quello che l’azienda di Cupertino ha già rodato a partire dalla California. Dove il mercato degli sviluppatori di App è fatto di professionisti indipendenti dall’azienda. Così sarà anche a Napoli, dopo gli attacchi di Forza Italia e M5S, la Apple ha chiarito che i 600 giovani che verranno selezionati avranno, per un anno, un contratto di formazione con la Apple, verranno “istruiti” e contemporaneamente guadagneranno e cominceranno a produrre App.
di Tiziana Cozzi e Bianca De Fazio “Repubblica”