Chi lo conosce lo definisce un uomo concreto, che preferirebbe avere responsabilità anche stando un passo indietro piuttosto che ricoprire un ruolo di primo piano ma con meno poteri decisionali. Giuseppe Lasco, direttore generale di Poste Italiane, viene definito da tutti un operativo, nel vero senso della parola. E forse anche per questo nell’ambiente romano si dice che sia particolarmente apprezzato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, oltre che dall’ex comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, oggi presidente dell’Eni.
Il Legame con Matteo Del Fante e la Strategia in Poste
Di certo si fida ciecamente di lui l’ad di Poste, Matteo Del Fante, che ha iniziato a lavorarci fianco a fianco in Terna e ha scelto di portarlo con sé in Poste, dove Lasco ha vissuto una continua crescita di deleghe, ruoli e responsabilità nella definizione e nella messa a terra della strategia.
Ruolo nell’Operazione TIM
È stato così, per esempio, nel caso di Tim. Secondo quanto ricostruito da Milano Finanza – che aveva raccontato per prima del dialogo aperto tra Poste e Vivendi con una telefonata a Parigi di Del Fante – è stato Lasco, in partnership sempre con l’ad, a tessere la tela in modo costante e informale con i francesi fino alla definizione del blitz che ha portato Poste al 24,8% dell’ex incumbent. Non solo, Lasco avrebbe anche continuato a parlare con Cvc nelle settimane precedenti alla svolta definitiva di fine marzo, per capire se il fondo avrebbe potuto ricoprire un ruolo in un’operazione congiunta con Poste, prima della decisione di proseguire in solitaria. Ora la strategia è in via di definizione e, a dispetto delle iniziali previsioni, Poste potrebbe anche scegliere di non avere posti nel cda di Tim, come ha raccontato questo giornale. Si vedrà.
Quel che è certo è che Lasco rimarrà in prima linea sul dossier telefonico, così come sul resto della strategia del colosso statale. D’altronde, la sintonia con Del Fante dura da oltre un decennio.
La Carriera: Dalla Guardia di Finanza a Poste
La carriera del dg di Poste – laureato in Economia e management e in Scienze economiche e dell’investigazione e che ha conseguito un master in Diritto tributario internazionale – inizia in Guardia di Finanza, dove ricopre ruoli di responsabilità, in particolare nel settore della polizia tributaria. Poi lo sbarco in Terna nel 2006, quando la società della rete elettrica era guidata da Flavio Cattaneo, oggi ad di Enel. Da responsabile dell’intera gestione dei rischi trasversali di Terna, diventa capo della divisione Corporate affairs. Proprio nella società della rete elettrica arriva l’incontro con Del Fante, ad di Terna dal 2014 al 2017 e che Lasco segue nel trasferimento a Poste, dove l’ex Gdf risale la gerarchia passando da responsabile della divisione Corporate affairs, a vice direttore generale del gruppo, a condirettore generale fino ad arrivare alla nomina di direttore generale poco più di un anno fa, quando il nome di Del Fante circolava tra i papabili per Cassa Depositi e Prestiti e già si vociferava di un naturale passaggio di consegne in Poste.
Successi e Prospettive Future
La coppia invece non è stata separata e continua a funzionare benissimo, come testimoniano i numeri. A Piazza Affari Poste è passata dai 6/7 euro del 2017 ai massimi storici attuali, a un passo dai 17 euro, diventando sempre più una macchina di utili e dividendi per lo Stato. Chissà allora che Lasco, a 65 anni, non possa diventare lui stesso un profilo interessante anche in ottica di ruoli da amministratore delegato nella prossima tornata di nomine delle partecipate statali, quelle più appetibili, attesa tra un anno, quando scadrà anche il terzo mandato di Del Fante alla guida di Poste.
Alberto Mapelli, Milano Finanza