La Stampa di ieri ci ha rivelato due notizie davvero interessanti. Nel descrivere, pills a pagina 3, la personalità del dittatore nordcoreano Kim Jong-un il giornale torinese scrive: «Per il regista sudcoreano Shin Sang-ok, tenuto in ostaggio per anni, il leader Kim Jong-un confonde la realtà con i film: “Ama Rambo, James Bond e gli horror di venerdì 13. Ma crede siano veri”». Di più: su questa dichiarazione La Stampa fa persino il titolo a caratteri cubitali dell’articolo: «Kim Jong-un , il giovane leader convinto che Rambo esista davvero». Peccato che il regista Shin Sang-ok sia morto l’11 aprile 2006 (come è facilmente riscontrabile andando su Wikipedia) e che Kim Yong-un è divenuto presidente della Corea del Nord il 28 dicembre 2011, succedendo al padre. Dunque, La Stampa nel descrivere il carattere di questo spietato dittatore riesce a ottenere i virgolettati, tanto tempestivi quanto originali, di uno spiritello. Del resto si sa, Torino è città esoterica. Il giornale torinese, nel ripercorrere l’ascesa del giovine Kim, ha mancato di sottolineare però un fatto ben più palese. E cioè che in Corea del Nord si è manifestato un rarissimo caso di comunismo ereditario, che sembra ripercorrere il diritto successorio proprio delle monarchie. Comunque, va detto che, per quanto raro, non è l’unico episodio di bolscevismo per successione. Un altro caso di comunismo ereditario è accaduto a Cuba, ma qui a Fidel Castro è succeduto il fratello Raul; un po’ come avviene nel regno dell’Arabia Saudita, dove la discendenza è per via orizzontale, di fratello in fratello e non di padre in figlio. Non sia mai che qualche giovinastro riformatore abbia strane idee. La portata innovativa de La Stampa di ieri è poi proseguita, con una seconda notizia, sull’online, nel pieno rispetto di quel principio di integrazione stampa/web, che fa del giornale torinese un’avanguardia: in un articolo riportato in home page e dedicato all’Argentina, il sito titola: «Macri (il neopresidente argentino, ndr) cancella il divieto, i libri stranieri tornano in Argentina». E nel catenaccio: «Da 4 anni il proibizionismo di Cristina Kirchner aveva portato i prezzi a livelli proibitivi. Sosteneva che l’inchiostro delle industrie estere fosse nocivo». Ora, va detto che i libri stranieri in Argentina ci sono sempre stati. Che nessun divieto alla vendita e all’importazione era imposto, ma solo dazi salatissimi in dogana (50 euro). Questi dazi hanno avuto l’effetto di contribuire alla sopravvivenza dell’industria editoriale argentina, visto che, rendendo i libri stranieri enormemente più cari, hanno di fatto incrementato le traduzioni e la stampa in loco (con sommo gaudio dei tipografi). Bene, con l’eliminazione di questi dazi a godere ora saranno i distributori.
di Luigi Chiarello da “ItaliaOggi”