Dalle stazioni inesistenti anche in centri importanti alle vicessitudini di quasi tre milioni di persone al giorno. Due giornalisti hanno raccolto storie e numeri dell’Italia sulle rotaie
L’Italia è un paese di mille campanili e di strane ferrovie. Strane perché poche. Perché malandate. Perché assenti, o presenti ma chiuse. Un paese di contraddizioni, ed della remunerativa alta velocità e dei servizi carenti per i pendolari. Investimenti tanti, sulle linee AV, e quasi nulle per il trasporto locale e le linee regionali. Un paese di storie, che si intrecciano, quotidianità di milioni di persone. Per molti un’inferno di attese, temperature estreme, e rabbia.
E’ questo il tema di Ci scusiamo per il disagio – Treni, pendolari e odissee tutte italiane, libro del giornalista di Repubblica Firenze Gerardo Adinolfi e del collaboratore del Tirreno Stefano Taglione. Un viaggio nell’Italia delle Ferrovie da Sud a Nord alla ricerca di storie e curiosità, per raccontare uno spaccato d’Italia. Così scopriamo la storia di Gaia Daverio, 29 anni, che ogni mattina parte da Varese Casbeno per Milano e ritorno. Lei, ogni giorno, segna e accumula i minuti di ritardo dei treni su cui viaggia. La sua quotidianità: nel 2014, su 220 giorni, solo 17 non ha subito neanche un minuto di ritardo. E il totale dell’attesa? 2415 minuti, un giorno 16 ore 15 minuti.
Non ci sono solo i pendolari, ovviamente. A volte anche le storie “dall’altro lato” vanno ricordate. Come quella di Riccardo Caristi, capotreno in Sicilia, accoltellato alle spalle da un passeggero senza biglietto. Il libro scorre tra le storie dei singoli e quelle collettive, fino alle storie dei luoghi, delle stazioni abbandonate e delle grandi incompiute. Come Matera che sarà città europea della Cultura nel 2019 ma non ha una stazione. Come Urbino, patrimonio Unesco, che ha una stazione ma non è più attiva da almeno un ventennio.
E se le storie sono tante, nel libro l’attualità dei treni italiani è raccontata attraverso i numeri: il 60% dei 1000 treni regionali italiani ha più di 25 anni. Prima di tangentopoli. Prima della caduta del Muro di Berlino. Passeggeri che crescono del 17% e risorse che all’inverso si riducono del 25%. Secondo Legambiente è dal 2009, sette anni fa, che i fondi per il trasporto regionale non sono più all’altezza di un servizio decoroso.
“E’ strana l’intimità che nasce su un treno – racconta Cristina – chi ascolta musica dalle cuffie, chi mangia, chi chiacchiera, chi legge, chi studia, chi dorme. Sei in un vagone ti comporti come a casa: se ti scappa, vai al bagno. Non c’è la fretta del bus cittadino o l’isolamento che i sedili degli autobus provinciali impongono nel poco spazio”. Non è tutto un idillio: “Ma se l’abitazione in cui vivi è sporca, umida e ha le crepe non ci starai mai bene”. Benvenuti nella casa dei pendolari italiani.
Gerardo Adinolfi e Stefano Taglione
Ci scusiamo per il disagio – Treni, pendolari e odissee tutte italiane
Round robin
156 pp.
14 euro
di Alessio Sgherza da “Repubblica”