(di RAFFAELE RICCIARDI, Repubblica)Le quotazioni del greggio restano vicine ai minimi da quasi sette anni. Lo yuan si deprezza dopo il taglio del cambio da parte della Banca centrale cinese, l’euro torna sopra 1,09 dollari spinto dalla bassa propensione al rischio degli investitori. Il prezzo del petrolio risale dai livelli minimi da quasi sette anni, ma le Borse europee non riescono a concretizzare il rimbalzo che si era prospettato nei primi minuti di scambi. Già quelle asiatiche hanno trattato deboli in scia alle vendite che ieri avevano travolto il Vecchio continente e i listini Usa. Il quadro resta dunque molto volatile, visto che rimangono segnali di debolezza dalla Cina che lasciano presagire una difficile ripresa della domanda di materie prime. Non è, infatti, solo il greggio a patire questa situazione: tutte le principali commodity sono in un lungo periodo ribassista che sta mietendo vittime tra i grandi colossi minerari.
Oggi, come accennato, il greggio dà vita a un piccolo rialzo con i future sul Wti che recuperano quota 38 dollari e quelli del Brent che si riportano sopra 40 dollari. Piazza Affari, ieri la peggiore delle Borse Ue, apre in terreno positivo ma ben presto scivola in calo dello 0,2%. Dinamica simile per le altre: Londra arretra dello 0,1%, Francoforte dello 0,3% e Parigi dello 0,2%.
Dal fronte macroeconomico ci sono pochi spunti: l’inflazione cinese è risalita dell’1,5% su anno a novembre, leggermente sopra le attese (+1,4%) e contro l’1,3% di ottobre, mentre è rimasta ferma su mese. In Germania, la bilancia commerciale ha segnato un surplus di 20,8 miliardi a ottobre contro una previsione di 20,1 miliardi. L’export è sceso dell’1,2% su mese e l’import del 3,4%, secondo i dati destagionalizzati che certificano il rallentamento dell’attività economica fuori dai confini tedeschi, probabilmente legata alla fase di difficoltà dei mercati emergenti. L’Ocse ha certificato che il tasso di disoccupazione dell’area è sceso di 0,1 punti percentuali al 6,6% a ottobre, 1,5 punti sotto il picco di gennaio 2013. Negli Usa, oggi pomeriggio, si attendono i dati sulle scorte all’ingrosso per il mese di ottobre, viste in crescita dello 0,2%.
Sul fronte valutario, lo yuan si è deprezzato dopo che la Banca centrale cinese ha tagliato il cambio di riferimento della divisa cinese (riducendo dello 0,1% la banda di oscillazione, ai livelli minimi dall’agosto 2011), che si è abbassata a quota 6,47 verso il dollaro. L’euro apre invece in rialzo sui mercati del Vecchio Continente e torna sopra 1,09 dollari, spinto dalla bassa propensione al rischio degli investitori. La moneta europea passa di mano a 1,093 dollari, il cambio con lo yen è a 134,1. Lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco si attesta a 98 punti base nei primi scambi di seduta. Il rendimento del bond decennale italiano sul mercato secondario è pari all’1,56 per cento. L’oro è in rialzo sui mercati asiatici a 1.078,69 dollari l’oncia, segnando un progresso dello 0,4%.
Seduta negativa quest’oggi per la Borsa di Tokyo, appesantita dal rialzo dello yen: il nikkei ha ceduto lo 0,98%, a 19.301 punti. Piatte Shanghai e Seul, Hong Kong ha limato lo 0,46%. Chiusura in rosso, ieri, per la Borsa di Wall Street complice il citato calo sul prezzo del petrolio. A fine seduta il Dow Jones cede lo 0,92% a 17.568 punti, mentre l’indice tecnologico Nasdaq flette dello 0,07% a 5.098 punti.